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Archive for the ‘MUSICA COLTA’ Category

Clara Josephine Wieck Schumann nasce a Lipsia il 13 settembre 1819 e muore a Francoforte sul Meno il 20 maggio 1896.

E’ una pianista e compositrice tedesca ed è una delle pianiste più importanti dell’era romantica.

Friedrich Wieck:

Clara è una personalità forte, orgogliosa e determinata, con qualità proprie e la sua predisposizione alla Musica deriva da una famiglia che la esercita da generazioni:
. Il padre di Clara, Johann Gottlob Friedrich Wieck, studia Teologia ma è appassionato di Musica, e fonda una Fabbrica di Pianoforti.
. La madre, Marianne Tromlitz, è Cantante e Pianista.
. Il padre di Marianne è Cantore a Plauen.
. Il nonno di Marianne, Johann George Tromlitz, è stato un celebre Flautista e Compositore.

1816: matrimonio dei genitori di Clara che hanno cinque figli (Adelheid, morta prima che la secondogenita nasca; Clara; Alwin; Gustav; Viktor).

Marianne, durante i primi anni di matrimonio, continua ad esibirsi e a dare lezioni di Canto e Pianoforte, riuscendo ad occuparsi della casa.
Presto, iniziano i disaccordi col marito e, dopo la nascita di Viktor, Marianne e Friedrich sono già separati e ottengono il divorzio nel gennaio dell’anno seguente, nel 1825.

Qualche mese dpo, Marianne sposa Adolph Bargiel, Insegnante di Musica, da anni amico comune della coppia.
Gli dà un figlio, Woldemar, che diventerà un Compositore rilevante.

1828: Friedrich Wieck sposa Clementine Fechner, più giovane di lui di vent’anni.
Clementine le dà una figlia, Marie, alla quale Wieck insegna il pianoforte.

Presto, Wieck si accorge del talento di Clara e decide di farle seguire corsi privati, soprattutto per farla diventare una virtuosa del pianoforte.
Annota fatti e avvenimenti in prima persona quando Clara non sa esprimersi correntemente per iscritto ma, più tardi esige di leggere quanto lei vi scrive.

Wieck insegna personalmente il pianoforte alla figlia attraverso il suo metodo pedagogico che ne fa una Concertista fortemente celebrata: metodo che viene applicato con successo anche da Robert Schumann e Hans von Bülow.
Wieck non rispetta i diritti dell’infanzia e, una volta che Clara si è allontanata dall’intransigenza paterna, la figlia inserisce nei suoi programmi pagine di Ludwig van Beethoven o Johann Sebastian Bach e, comunque, viene sempre accompagnata in tournée dal padre che si preoccupa dei contratti, della sala e dello strumento, portando con sé tutto l’occorrente necessario ad accordare e riparare i pianoforti a coda sui quali Clara suonerà.

Pare che Clara inizi a parlare verso i quattro anni, dopo avere trascorso un anno in casa dei nonni, lontana dal padre.
Ha cinque anni quando comincia i Corsi Intensivi di Pianoforte e il suo primo Concerto lo tiene il 20 ottobre 1829 presentando, con un’altra allieva di suo padre, un pezzo a quattro mani di Friedrich Kalkbrenner.
Pare che si esibisca anche di fronte a Goethe, Niccolò Paganini e Franz Liszt.

Tiene concerti in parecchie città e, all’età di 18 anni, a Vienna, riceve la Nomina di “Virtuosa da Camera dell’Imperatore”.

Da Compositrice crea:
. Le “Quatre Polonaises op. 1”: pubblicate quando ha appena dieci o undici anni.
. “Caprices en forme de Valse”, “Valses romantiques”, “Quatre pièces caractéristiques”, “Soirées musicales”, un “Concerto per pianoforte” e molte altre pagine ancora come i “Lieder per voce e pianoforte” e, soprattutto, il suo “Trio in sol minore per pianoforte, violino e violoncello op. 17”, riconosciuto come il suo capolavoro.

Ha 16 anni quando si innamora di Robert Schumann, allievo di suo padre.
12 settembre 1840: alla vigilia del proprio ventunesimo compleanno e in opposizione alla volontà del padre, lo sposa (Wieck è convinto che Schumann sia incline all’alcolismo cosa, poi, risultata in gran parte vera e che avrà scarsissimo successo come musicista, anche per via delle sue idee innovative in fatto di composizione).

I primi anni di matrimonio sono sereni: Robert si dedica alla Composizione e, inoltre, nel periodo 1843-1844, insegna nel Conservatorio di Lipsia, invitato dal suo fondatore, l’amico Felix Mendelssohn Bartholdy.
Poi, preferisce seguire la moglie nella tournée in Russia.
Dopodiché, si stabiliscono a Dresda, dove Robert si dedica unicamente alla Composizione.

Seguendo il marito negli spostamenti successivi, Clara lo assiste da quando i sintomi della sua instabilità mentale si manifestano e poi si aggravano durante gli anni seguenti, in particolare, a Düsseldorf dove – nel 1850 – il marito trova impiego come Direttore Musicale.
Robert soffre di amnesie, rimane assorto per ore e si rivela un pessimo Direttore d’Orchestra.
Il suo stato gli provoca il licenziamento e, in seguito, nel febbraio 1854, viene salvato da barcaioli durante un tentativo di suicidio nel Reno, per cui viene internato nel manicomio di Endenich, presso Bonn, dove muore due anni dopo.

Carriera dopo la morte del marito:

Robert Schumann muore il 29 luglio 1856, dopodiché, Clara Wieck Schumann, la sua vedova, si dedica soprattutto all’interpretazione dei lavori del marito.
Quando, per la prima volta, sempre nel 1856 – grazie all’amico Compositore William Sterndale Bennett – visita in gran parte l’Inghilterra, la Critica si pronuncia contro la musica di Schumann con disapprovazione.

1865: Clara torna a Londra e continua (eccetto il periodo 1878-1882) con le sue esibizioni, annualmente; in Inghilterra, comunque, tiene concerti ogni anno tra il 1885 e il 1888.

Le interruzioni di Clara dal proprio lavoro pianistico sono frequenti, dal momento che incontra periodi di forte affaticamento che provocano una vera e propria patologia.
1873-1875: infatti, la pianista è costretta a cancellare tutti gli impegni per i fortissimi dolori che sente.
Secondo la Medicina moderna, la cosa verrebbe identificata come “sindrome da sovraccarico”: è cosa caratteristica di alcuni musicisti che arrivano a suonare fino a 15 ore al giorno.
Per cui, Clara, soffrendo di dolori acutissimi alle braccia a causa di superlavoro, solamente nel 1875 riceve un miglioramento grazie alle tecniche innovative interdisciplinari per la lotta al dolore introdotte da Friedrich von Esmarch, a Kiel.
Il suo quadro clinico migliora grazie alle cure, ma è obbligata a diminuire l’attività concertistica e a non inserire nel suo repertorio i pezzi più impegnativi fisicamente, tra cui il “Primo” e il “Secondo Concerto per Pianoforte di Brahms”, che la lasciano senza forze.

All’inizio, prova interesse per i lavori di Liszt però, successivamente, sviluppa un visibile risentimento contro di lui, per cui smette di suonare qualsiasi suo lavoro e cancella la dedica a Liszt, fatta dal marito, della “Fantasia in do maggiore op. 17”, al lato della pubblicazione dell’opera completa.

1870: rifiuta di partecipare al “Festival per il Centenario di Beethoven” di Vienna quando viene a conoscenza che Franz Liszt e Richard Wagner vi parteciperanno, oltre a mostrarsi particolarmente spietata nelle sue critiche verso Wagner.
Infatti, dice del “Tannhäuser” che “si consuma nelle atrocità”; descrive il “Lohengrin” come “orribile”; e definisce il “Tristano e Isotta” come “La cosa più ripugnante che io abbia mai visto o sentito in tutta la mia vita”.

1878: è sua la “Prima Cattedra di pianoforte” alla “Hochschule für Musik” di Francoforte sul Meno; incarico che mantiene fino al 1892 e dove contribuisce ampiamente alla innovazione della moderna tecnica pianistica.

12 marzo 1891: a Francoforte, Clara Schumann tiene il suo ultimo concerto pubblico.
L’ultimo lavoro che presenta sono le “Variazioni su un Tema di Haydn” di Brahms, nella versione “per due pianoforti (op. 56a)”.

26 marzo 1896: viene colpita da un ictus.
20 maggio 1896: muore all’età di 77 anni.
È sepolta a Bonn, nel Cimitero “Alter Friedhof”, nella stessa tomba del marito.

Omaggi cinematografici e teatrali:

Cinema:

In quattro occasioni, il Cinema ha ricordato Clara Wieck Schumann:

. Nel 1944, il film “Träumerei” vede Hilde Krahl nel ruolo della pianista.

. Nel 1947, Katharine Hepburn interpreta la musicista in “Song of Love” (“Canto d’amore”); nello stesso film Paul Henreid è Robert Schumann, mentre Robert Walker impersona il giovane Brahms.

. Nel 1983, esce il film “Frühlingssinfonie” (“Sinfonia di primavera”) con Nastassja Kinski.

. Nel 2008, esce il film “Geliebte” Clara con Martina Gedeck.

Teatro:

2010: Imma Battista, pianista e scrittrice, scrive un testo teatrale intitolato “Casa Schumann”.
Testo che viene rappresentato il 27 luglio 2010, a Roma, a “Palazzo dei Conservatori – Musei Capitolini”, nell’ambito del progetto “Roma in Scena”.
Paola Gassman nel ruolo di Clara Schumann e Ugo Pagliai nel ruolo di Robert Schumann sono gli attori mentre, al pianoforte, l’esecutrice è la stessa Imma Battista.

Idem, 2010: Maria Grazia Calandrone, poetessa e drammaturga, scrive un testo teatrale su Clara Schumann, intitolato “Pochi avvenimenti, felicità assoluta” (interpretato, prima, da Sonia Bergamasco e, poi, da Gaia De Laurentiis), testo che viene rappresentato nei maggiori teatri italiani ed eseguito in diretta radiofonica per i Concerti del Quirinale il 30 gennaio 2011.

2008: in Italia la scrittrice romana Valeria Moretti, scrive, per il teatro, il monologo “Clara Schumann” (sottotitolato: “Il viaggio di Clara”).
2010: il lavoro debutta al Teatro “Regio” di Torino, con Giuliana Lojodice (il testo viene tradotto da Sandro Damiani per “La Mongolfiera” Edizioni, con prefazione di Guido Davico Bonino) ed è rappresentato in Croazia, avendo per protagonista l’attrice Ksenija Prohaska: si tratta di un atto unico che appartiene al repertorio dell’artista di Spalato, accompagnata dalla concertista ucraina Iryna Smirnova-Nikolenko.

Battuto al computer da Lauretta

CLARA SCHUMANN:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:E_Bendemann_-_Clara_Schumann_(Kohlezeichnung_1859).jpg

File:E Bendemann - Clara Schumann (Kohlezeichnung 1859).jpg

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ANTON WEBERN

Anton Friedrich Wilhelm von Webern, meglio noto come Anton Webern, nasce a Vienna il 3 dicembre 1883 e muore a Mittersill il 15 settembre 1945.

E’ un compositore austriaco.

Webern, uno dei primi allievi e seguaci di Arnold Schönberg, appartenente alla cosiddetta “Seconda Scuola di Vienna”, nel 1925, adotta definitivamente la Dodecafonia appena teorizzata dal suo Maestro, Arnold Schönberg, appunto: tecnica compositiva musicale della quale (anche per via degli sviluppi tecnici delle sue idee da parte della successiva generazione di compositori) si sarebbe rivelato esponente originalissimo.

Webern, figlio di un ingegnere minerario originario di Salorno, in Provincia di Bolzano, inizia gli studi scolastici in tale città e li prosegue a Graz e Klagenfurt, dove a dieci anni (1893) intraprende gli studi musicali (di Pianoforte e di Violoncello) sotto la guida E. Komauer, un insegnante locale.

1754: la famiglia di origine viene elevata al rango nobiliare.
Per merito di sua madre, Anton Webern riceve lezioni di pianoforte; successivamente, Edwin Komauer gli impartisce lezioni private di Teoria della Composizione e, nello stesso tempo, Webern impara anche a suonare il Violoncello.

1902-1906: Webern studia Musicologia con Guido Adler all’Università di Vienna, laureandosi con una tesi sul “Choralis Constantinus” di Heinrich Isaac.
Questo suo primo amore verso la musica del XVI secolo influenza molto la sua tecnica compositiva negli anni seguenti.

Successivamente, privatamente, studia Composizione con Arnold Schönberg: la sua “Passacaglia, op. 1” (del 1908) è il saggio che conclude il percorso degli studi.
Con Alban Berg, idem, allievo di Schönberg, stringe forte amicizia: amicizia che stimola creatività e inizia sodalizio lungo e profondo.

Conseguita la laurea, Webern è Direttore d’Orchestra ad Ischl, Teplice, Danzica, Stettino e Praga.
Dopodiché torna a Vienna dove collabora alla “Società per le Esecuzioni Musicali Private” di Schönberg e dirige, dal 1922 al 1934, l’ “Orchestra Sinfonica dei Lavoratori” di Vienna.

1911: Webern sposa la cugina Wilhelmine Mortel, che gli dà un figlio e tre figlie.

1915: viene richiamato alle armi, ma venne congedato poco dopo per problemi alla vista.

1919: dopo la morte del padre, si stabilisce in solitudine a Mödling e poi a Maria Enzersdorf (Vienna), ma si trova in condizioni economiche molto difficoltose, per cui insegna Composizione ad allievi privati e dirige qualche concerto, oltre a collaborare intensamente con Schönberg e Berg all’ “Associazione per Esecuzioni Musicali Private”.

Negli anni seguenti, Webern trova nuovamente lavoro e svolge (seppure in modo svogliato) il ruolo di Maestro di Cappella a Bad Ischl, Teplice, Danzica, Stettino e Praga, prima di ritornare ancora una volta a Vienna, nel 1920.

Terminata la Prima Guerra Mondiale, Webern diventa Direttore del “Wiener Schubertbundes” fino al 1922, dei “Wiener Arbeiter-Sinfoniekonzerte” ed anche Direttore del Coro del “Wiener Arbeiter-Singvereins”.

1927: diventa Direttore Stabile della Radio di Vienna.

Nel 1924 e nel 1932, vince il “Premio Musicale della Città di Vienna”.
Tiene concerti in Svizzera, Inghilterra, Spagna e Germania.
Nonostante le sue eccellenti qualità di compositore ed esecutore, non viene mai chiamato all’Università di Vienna.

Il Partito Nazista che, in Germania prende il potere nel 1933 (nel 1938, lo estenderà all’Austria con l’ “Anschluss”), definisce La musica di Webern “Bolscevismo Culturale” e “Arte Degenerata” (“Entartete Kunst”).
Da quel momento, Webern incontra serie difficoltà: per vivere, comincia a lavorare come correttore di bozze per il suo Editore, l’ “Universal Edition” di Vienna.

1945: Webern lascia Vienna e si reca a Mittersill, nel Salisburghese, per mettersi in salvo dall’Armata Rossa.
15 settembre: durante l’Occupazione Alleata dell’Austria, per errore, viene ucciso da un soldato americano in seguito all’arresto del suo genero per attività di mercato nero.

La musica di Webern:

L’apprendistato con il suo Maestro Schönberg dura fino al 1908 ed è determinante per la maturazione di Webern.

Le sue composizioni sono accolte con indifferenza e scherno, ma Webern ha fede nella strada imboccata, pur non essendo un compositore prolifico: infatti, solo 31 delle sue opere vengono pubblicate durante la sua vita.
Però, la sua influenza sui compositori delle generazioni successive, e in particolare sulle avanguardie postbelliche, è vasta: Pierre Boulez, Karlheinz Stockhausen, Bruno Maderna e Luigi Nono.

Opere:

Passacaglia per grande orchestra, op. 1 (1908)
“Entflieht auf Leichten Kähnen” per coro a cappella su testo di Stefan George, op. 2 (1908)
Cinque Lieder su Der Siebente Ring per voce e pianoforte, op. 3 (1907-08)
Cinque Lieder da Stefan George per voce e pianoforte, op. 4 (1908-09)
Cinque movimenti per quartetto d’archi, op. 5 (1909 – anche in versione per orchestra d’archi)
Sei pezzi per grande orchestra, op. 6 (1909-10, revisione 1928)
Quattro pezzi per violino e pianoforte, op. 7 (1910)
Due Lieder su testi di Rainer Maria Rilke per voce e pianoforte, op. 8 (1910)
Sei bagatelle per quartetto d’archi, op. 9 (1913)
Cinque pezzi per orchestra, op. 10 (1911-13)
Tre piccoli pezzi per violoncello e pianoforte, op. 11, (1914)
Quattro Lieder per voce e pianoforte, op. 12 (1915-17)
Quattro Lieder per voce e orchestra, op. 13 (1914-18)
Sei Lieder su testi di Georg Trakl per voce, clarinetto, clarinetto basso, violino e violoncello, op. 14 (1917-21)
Cinque canti sacri, per voce e strumenti, op. 15 (1917-22)
Cinque canoni su testi latini, per soprano, clarinetto e clarinetto basso, op. 16 (1923-24)
Drei Geistliche Volkslieder per voce, violino (anche viola), clarinetto e clarinetto basso, op. 17 (1924)
Tre Lieder per voce clarinetto in mi bem. e chitarra, op. 18 (1925)
Due Lieder per coro misto, celesta, chitarra, violino, clarinetto e clarinetto basso, op. 19 (1926)
Trio per archi, op. 20 (1927)
Sinfonia per orchestra da camera, op. 21 (1928)
Quartetto per violino, clarinetto, sassofono tenore e pianoforte, op. 22 (1930)
Tre Lieder su Viae inviae di Hildegard Jone, per voce e pianoforte, op. 23 (1934)
Concerto per flauto, oboe, clarinetto, corno, tromba, violino, viola e pianoforte, op. 24 (1934)
Tre Lieder su testi di Hildegard Jone per voce e pianoforte, op. 25 (1934-35)
Das Augenlicht, per coro misto e orchestra, su testo di Hildegard Jone, op. 26 (1935)
Variazioni per pianoforte, op. 27 (1936)
Quartetto d’archi, op. 28 (1937-38)
Cantata n. 1 per soprano, coro misto e orchestra, op. 29 (1938-39)
Variazioni per orchestra, op. 30 (1940)
Cantata n. 2 per soprano, basso, coro e orchestra, op. 31 (1941-43)
Trascrizioni
Danze tedesche di Franz Schubert, per orchestra (1934)
Ricercare a 6 dall’Offerta musicale di Johann Sebastian Bach, per orchestra (1934)
Schatzwalzer (dall’operetta Der Zigeunerbaron di Johann Strauss (figlio)), per pianoforte, harmonium e quartetto d’archi

Battuto al computer da Lauretta

ANTON WEBERN, nel 1912:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Anton_Webern_in_Stettin,_October_1912.jpg

File:Anton Webern in Stettin, October 1912.jpg

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Antonio Lucio Vivaldi nasce a Venezia il 4 marzo 1678 e muore a Vienna il 28 luglio 1741.

E’ un compositore e violinista italiano, uno dei maggiori esponenti del “Barocco” musicale.
E’ sacerdote, ma non può celebrare la messa per motivi di salute.

E’ uno dei violinisti e uno dei più grandi compositori di musica barocca, influente, originale e importante della sua epoca perché contribuisce in modo determinato allo sviluppo del Concerto (particolarmente “solistico”), della tecnica violinistica e orchestrativa, oltre ad influire su numerosi compositori contemporanei, fra cui Johann Sebastian Bach, Pisendel, Heinichen, Zelenka, Boismortier, Corrette, De Fesch, Quantz.

Il numero dei suoi lavori è vastissimo, ma le sue composizioni più note sono i “Quattro Concerti” per violino conosciuti come “Le quattro stagioni”.

Dopo la sua morte (come per altri musicisti barocchi) viene dimenticato ma, grazie alla ricerca di alcuni musicologi del XX secolo (Arnold Schering, Marc Pincherle, Alberto Gentili e Alfredo Casella, Gian Francesco Malipiero), i suoi lavori musicali lo fanno diventare uno dei compositori più noti ed eseguiti.

L’infanzia e la giovinezza di Antonio Vivaldi:

Non esistono molti documenti sulla vita di Antonio Lucio Vivaldi, ma si sa che nasce di venerdì, 4 marzo 1678, a Venezia, e viene battezzato in casa da Margarita Veronese, sua levatrice, poiché è in pericolo di vita.
Il Battesimo viene perfezionato attraverso la liturgia di rito il 6 maggio, nella Chiesa di San Giovanni in Bragora, non lontano da casa Vivaldi.

Il padre è Giovanni Battista Vivaldi ma, per molti anni, circolano voci sulla sua presunta illegittimità, mentre la madre è Camilla Calicchio, di origini materane.

Nel 1685, il padre barbiere-violinista accetta l’ingaggio prestigioso di violinista della Basilica di San Marco (a quel tempo, “Cappella privata del Doge” e non ancora “Sede Vescovile”), in cui si celebra solo in occasioni particolari, dopodiché, nello stesso anno ne diventa Maestro il famoso Giovanni Legrenzi.
Insieme al collega Antonio Lotti e a Giovanni Legrenzi, Giovanni Battista Vivaldi fonda il “Sovvegno dei musicisti di Santa Cecilia”, una confraternita di musicisti veneziani: a cui aggiunge l’impegno di insegnante di violino all’Ospedale dei Mendicanti a partire dal 1689.

Probabilmente, Antonio Vivaldi impara a suonare il violino dal padre, dimostrandosi prestissimo un grande talento.
Giovanissimo, è ammesso a frequentare i musicisti della “Cappella del Doge”, dalla cui frequenza trae vantaggio e dove, a poco a poco, sostituisce il padre.

La carriera ecclesiastica del giovane Vivaldi inizia il 18 settembre 1693, quando ha l’età minima della tonsura per mano del patriarca di Venezia, il futuro Cardinale Badoero.

Prosegue gli suoi studi presso la “Chiesa di San Geminiano” e la “Chiesa di San Giovanni in Oleo” e, come da regola, vive con la famiglia nella parrocchia di “San Giovanni Battista” in Bragora, non abbandonando la Musica.
Anzi la sua abilità con il violino lo impiega già nel 1696 come violinista in eccedenza, durante le funzioni natalizie presso la “Cappella della basilica di San Marco”, dove appare per la prima volta in pubblico; allo stesso tempo, appartiene al “Gruppo dell’Arte dei Sonadori”.

4 aprile 1699: riceve gli Ordini Minori del suddiaconato nella “Chiesa di S. Giovanni in Oleo” e, il 18 settembre 1700, il diaconato.

23 marzo 1703: viene ordinato sacerdote, continuando a vivere con la famiglia e a lavorare strettamente con il padre.
Viene soprannominato “Il Prete Rosso” per il colore dei suoi capelli, anche se nascosti dalla parrucca (che è di moda nel suo periodo storico).

Dal 1704 smette di celebrare la Messa, per motivi di salute: pare che sia affetto da una forma d’asma (“strettezza di petto”) di cui ha presentato i sintomi sin dalla nascita e per cui non gli è possibile compiere tutta la funzione sacra senza doversi assentare dall’altare.

Vivaldi presso il Pio Ospedale della Pietà:

E’ giovane, ma acquisisce fama molto presto e, dal 1º settembre 1703, è assunto come Maestro di Violino dalle Autorità del “Pio Ospedale della Pietà”, dove rimane sino al 1720.
Lo stipendio è di 60 ducati annui,

Tale “Pio Ospedale della Pietà” viene fondato nel 1346 ed è il più prestigioso dei quattro ospedali femminili di Venezia (gli altri tre sono l’ “Ospedale degli Incurabili”, l’ “Ospedale dei Mendicanti” e l’ “Ospedale dei Derelitti ai SS. Giovanni e Paolo”), dove vengono assistiti i bambini orfani o provenienti da famiglie molto povere, in cui imparano un mestiere e lasciano l’istituto all’età di 15 anni.
Le ragazze invece ricevono un’educazione musicale e quelle di maggior talento diventano membri dell’ospedale e, fra loro, esiste una gerarchia: dalle “figlie di coro”, alle più esperte dette “privilegiate di coro”, fino alle “maestre di coro” (loro insegnano).

Agosto 1704: lo stipendio di Vivaldi diventa di 100 ducati, in quanto subentra anche nella posizione di insegnante di “Viola all’inglese”.

1705: viene incaricato della composizione e dell’esecuzione dei Concerti, con un salario aumentato a 150 ducati annui a cui si aggiunge la remunerazione delle messe quotidiane dette “per la Pietà” o “per le ricche famiglie patrizie”.

Probabilmente, il giovane Vivaldi, Maestro di Violino, comincia la sua carriera di compositore e si fa notare per le sue prime opere diffuse a mezzo manoscritto, mentre è sempre più rinomato.

Pur non essendo quasi mai sottoposto al voto del Consiglio Direttivo dell’Ospedale, nel 1709 perde il posto di lavoro per 7 voti contro 6 a favore, per cui, per un anno, esercita la libera professione di Musicista.
Però, dopo aver esercitato tale libera professione per oltre un anno, viene riassunto nel 1711 alla “Pietà”, sempre a seguito di una votazione, dal momento che la Direzione ha capito bene l’importanza del Vivaldi all’interno della Scuola.

1713: diventa il responsabile per l’attività musicale dell’istituto.

1716: è “Maestro de’ Concerti”.

Non si sa bene, ma pare che Vivaldi continui ad aprovvigionare “La Pietà” di concerti e composizioni varie durante tutta la sua vita, anche in forma privata.

1705: pubblicazione della sua prima raccolta di musiche, “Opus 1”, una collezione di dodici sonate a tre dedicata al nobile veneto Annibale Gambara, ancora in uno stile neocorelliano.

1708: pubblicazione della sua seconda raccolta di 12 sonate per violino e basso continuo (“Opus 2”), ma la rinomanza a livello internazionale la raggiunge con la sua prima collezione di 12 concerti per uno, due e quattro violini con archi, “L’estro armonico” (“Opus 3”), che viene data alle stampe ad Amsterdam.

1711: Etienne Roger è un editore all’avanguardia con le nuove tecniche di stampa rispetto agli editori veneziani Sala e Bortoli, per cui Vivaldi raggiunge la rinomanza a livello internazionale con la sua prima collezione di “12 concerti per uno, due e quattro violini con archi”, “L’estro armonico” (“Opus 3”: viene data alle stampe ad Amsterdam).
La sua uscita è pubblicizzata con un annuncio sul “The Post Man” di Londra.
Questi concerti sortiscono successo in tutta Europa e, nel 1714, sono seguiti da “La stravaganza” (“Opus 4”: raccolta di concerti per solo violino e archi).

Febbraio 1711: Vivaldi, accompagnato dal padre, si reca a Brescia, dove consegna il suo “Stabat Mater RV 621” al committente, la “Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri”.

1718: inizio di un periodo di frequenti spostamenti, anche se non pare aver mai rotto i legami con “La Pietà”.

Tra il 1723 e il 1729: dagli atti registrati, viene constatato che viene pagato per comporre almeno 140 concerti.

Impresario d’opera al Teatro Sant’Angelo:

Venezia della prima metà del XVIII secolo: l’opera è l’intrattenimento musicale più popolare e più redditizio per i compositori.
Parecchi teatri si fanno concorrenza.
Quello creduto il primo lavoro teatrale di Vivaldi, “Ottone in villa” (RV 729 ), viene rappresentato al “Teatro delle Grazie” di Vicenza, nel maggio del 1713.

1705: sembra che l’esordio operistico di Vivaldi avvenga in questo anno. Anno in cui Vivaldi completa “Creso tolto alle fiamme” (RV Anh. 138) di Girolamo Polani per il “Teatro Sant’Angelo di Venezia”.

1714: diventa sia impresario, sia direttore delle musiche presso tale teatro, dove allestisce la sua terza opera, l’ “Orlando finto pazzo” (RV 727).
Non riscuote il successo sperato e, per “salvare” la stagione, Vivaldi-impresario riallestisce, (ritoccando e aggiungendo di sua mano, l’ “Orlando” di Giovanni Alberto Ristori, già presentato l’anno precedente.

1715: rappresenta un pasticcio, il “Nerone fatto Cesare” (RV 724, perduto), con le musiche di vari compositori e 11 arie dello stesso Vivaldi.

1716: rappresentazione di “Arsilda, regina di Ponto” (RV 700), sicuramente un sucesso, dal momento che, per l’opera seguente (“L’incoronazione di Dario”, RV 719), vengono proposte delle repliche con lo stesso, giovanissimo cast (in primis le future stelle Annibale Pio Fabri, Anna Vicenza Dotti e Maria Teresa Cotte [o Cotti]).
Lo stesso anno fu rappresentata “La costanza trionfante degli amori e degl’odii” (RV 706), nel piccolo Teatro “San Moisè”.

In questo periodo, “La Pietà” gli commissiona diversi lavori liturgici di cui i più importanti sono due oratorî: il primo, “Moyses Deus Pharaonis” (RV 643), risulta sfortunatamente perduto e il secondo, “Juditha triumphans devicta Holofernis barbarie” (RV 644); quest’ultimo è composto nel 1716, ed è uno dei lavori sacri più noti di Vivaldi.
Fu commissionato per celebrare la vittoria della Repubblica di Venezia contro i Turchi e la riconquista dell’isola di Corfù.
Tutte le undici parti, sia maschili che femminili, furono interpretate dalle ragazze de “La Pietà” e molte arie comprendono parti per strumenti solisti come flauti dolci, oboi, clarinetti, viola d’amore, mandolini, che servono per mettere in evidenza il talento delle ragazze anche in strumenti particolarmente rari e di non facile reperibilità per l’epoca.

Gli anni della maturità:

1718: Vivaldi diventa Maestro di Cappella da Camera alla Corte del Principe Filippo d’Assia-Darmstadt, governatore di Mantova e noto appassionato di musica per cui si trasferìsce in tale città dove rimane per circa tre anni.

1720-1721: compone tre opere tra le quali “Tito Manlio” (RV 738) e varie cantate e serenate. Successivamente, va a Milano, dove presenta (nel 1721) il suo dramma pastorale “La Silvia” (RV 734) e nel 1722 l’oratorio “L’adorazione delli tre Re Magi al bambino Gesù” (RV 645, perduto).
Sempre nel 1722: il compositore veneziano si reca a Roma, invitato da Papa Benedetto XIII a suonare per lui.
1725: torna a Venezia, dove nello stesso anno produce quattro lavori teatrali.

In questo periodo, scrive “Le quattro stagioni”, “Quattro concerti per violino” che rappresentano le scene della natura in musica e pubblica come i primi quattro concerti di una raccolta di dodici “Il cimento dell’armonia e dell’inventione” (Opus 8): è pubblicata ad Amsterdam, nel 1725, da Michel-Charles Le Cène, succeduto ad Estienne Roger nell’attività editoriale.

Tra il 1723 e il 1740: Vivaldi allestisce almeno 15 rappresentazioni operistiche con la partecipazione di Anna Girò (sua allieva e protetta che diventerà una famosa cantante lirica).
Secondo alcuni, si ipotizza una possibile relazione amorosa tra i due, relazione che, al momento, non risulta certa da alcuna documentazione storica.

Gli ultimi anni e la morte:

Arrivato all’apice della sua carriera, Vivaldi riceve numerose commissioni dalle famiglie nobiliari e reali europee.
“La serenata, La Gloria, Imeneo” (RV 687) è composta per il matrimonio di Luigi XV.
L’ “Opus 9”, “La cetra”, è dedicata all’Imperatore Carlo VI.
1728: Vivaldi ‘incontra l’Imperatore in persona, arrivato a Trieste per supervisionare la costruzione di un nuovo porto.
Carlo VI ammira la sua musica che – in due anni – lo farà intrattenere più a lungo con il compositore e non con i suoi ministri.
A Vivaldi egli conferisce il titolo di Cavaliere, attribuisce una medaglia d’oro e lo invita a Corte a Vienna, per cui il musicista gli presenta una presunta copia del manoscritto de “La cetra”.
SI tratta di una raccolta di Concerti quasi completamente differente da quella pubblicata con lo stesso titolo, come Opus 9: probabilmente un ritardo di stampa aveva costretto Vivaldi a confezionare alla meglio una collezione improvvisata di concerti.

1730: va a Vienna e a Praga assieme a suo padre, dove rappresenta tra le altre, la sua opera “Farnace” (RV 711).
In questo periodo, incontra due dei maggiori librettisti italiani dell’epoca: “L’Olimpiade” e “Catone in Utica” sono su libretto dell’affermato Pietro Metastasio, nel 1730, diventato Poeta Cesareo alla Corte di Vienna.
Il libretto della “Griselda” è del giovane Carlo Goldoni, tratto da un vecchio libretto del predecessore di Metastasio, Apostolo Zeno.

La vita di molti compositori della sua epoca si conclude sventuratamente sotto l’aspetto umano ed economico: così è anche per lui perché le sue composizioni, a Venezia, non sono più molto apprezzate: ciò è dovuto ai cambiamenti veloci dei gusti musicali che, con l’affermazione dell’Opera Napoletana, lo considerano fuori moda, per cui decide di trasferirsi a Vienna, dove è stato invitato da Carlo VI d’Asburgo e dove, forse, spera di occupare qualche posizione ufficiale a Corte e di rappresentare alcune sue opere al “Kärntnertortheater”.

Per finanziare Il suo trasferimento Vivaldi lo concretizza a mezzo della svendita di parecchi manoscritti.

Tale trasferimento a Vienna e il lasciare per sempre l’Italia è a causa anche di uno spiacevole episodio del 1737 che lo segna ma, poco dopo il suo arrivo a Vienna, nell’ottobre del 1740, Carlo VI muore.

Succede la Guerra di Successione Austriaca che costringe la figlia (la futura imperatrice Maria Teresa d’Austria), a fuggire in Ungheria.

Tutti i teatri viennesi vengono chiusi immediatamente sino all’anno seguente, per cui Vivaldi rimane senza protezione imperiale e senza fonti di reddito ed essendo troppo malato e troppo povero, resta a Vienna dove, per tirare avanti, svende altri suoi manoscritti, fino alla notte tra il 27 e il 28 luglio 1741 in cui muore di infezione intestinale (o forse anche a causa dell’asma bronchiale di cui soffre fin dalla nascita) nell’appartamento affittato presso la vedova Maria Agate Wahlerin.

Il 28 luglio, Vivaldi viene sepolto in una fossa comune allo “Spitaller Gottsacker” di Vienna, con un funerale semplice detto “dei poveri”.
Il luogo della sepoltura si trova a fianco della “Karlskirche”; il cimitero non esiste più, ma presenziano targhe in sua memoria come anche una “Vivaldi star” nella “Musikmeile” viennese, un monumento nella Rooseveltsplatz e un memoriale nella Karlsplatz.

La sua musica cade nell’oblio e ci rimane fino a quasi la metà del XX secolo, quando la figura di Vivaldi torna ad “imporsi” nella storia della Musica Europea.

Vivaldi: influenze nella cultura popolare e generale:

La riscoperta della musica di Vivaldi e la creazione dei fondi Foà e Giordano sono portati a conoscenza del pubblico a mezzo del romanzo “L’affare Vivaldi” di Federico Maria Sardelli (2015), musicista, direttore d’orchestra ed esperto del compositore veneziano.

Vivaldi appare fra i personaggi del romanzo “Stabat Mater” di Tiziano Scarpa la cui protagonista è Cecilia, violinista orfana cresciuta ed educata presso l’ “Ospitale di Pietà” dove è accertato che Vivaldi abbia lavorato e diretto.

“Il respiro degli angeli” è un romanzo di Emanuela Fontana (Mondadori, 2021) che narra l’intera vita di Vivaldi, dall’infanzia a Venezia fino agli ultimi mesi a Vienna.

A Vivaldi è intitolato il cratere Vivaldi su Mercurio.

Cinema:

Cinematograficamente, Vivaldi è personaggio principale in “Rosso veneziano”, film “giallo” francese del 1989 diretto da Étienne Périer, il cui protagonista è il giovane Carlo Goldoni interpretato dall’attore polacco Wojciech Pszoniak.

2006: il film “Antonio Vivaldi, un prince à Venise”, è di produzione franco-italiana, è diretto da Jean-Louis Guillermou ed è interpretato da Stefano Dionisi, nei panni di Vivaldi, Michel Serrault, nel ruolo del vescovo di Venezia, Christian Vadim, nel ruolo di Carlo Goldoni, e Michel Galabru, nel ruolo del papa Benedetto XIII.

Sembra che un ulteriore film sul musicista veneziano sia in preparazione con il titolo provvisorio “Vivaldi”: sarebbe prodotto da Boris Damast, con Max Irons, figlio dell’attore Jeremy Irons, nelle vesti del musicista; inoltre, nel cast si vedono le partecipazioni di Malcolm McDowell, Jacqueline Bisset e Gérard Depardieu.

Battuto al computer da Lauretta 

Il celeberrimo ritratto a Vivaldi del 1723 circa:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Vivaldi.jpg

File:Vivaldi.jpg

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LE STAGIONI, “LA PRIMAVERA”:

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LE STAGIONI, “L’ESTATE”: https://youtu.be/IJDnj2O9yqY

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Joaquín Rodrigo Vidre, Marchese dei Giardini di Aranjuez, nasce a Sagunto il 22 novembre 1901 e muore a Madrid il 6 luglio 1999.

E’ un Compositore e Pianista spagnolo.
Musicista classico, tra le sue composizioni vi è il celebre “Concerto d’Aranjuez”.

Rodrigo diventa cieco all’età di tre anni come conseguenza della difterite, ma studia Musica con Francisco Antich a Valencia e, poi, con Paul Dukas a Parigi.
Ritorna brevemente in Spagna; poi, si trasferisce a Parigi per il completamento degli studi e per specializzarsi in Musicologia, prima con Maurice Emmanuel e poi con André Pirro.

1925: grazie all’opera “Cinco Piezas Infantiles”, Rodrigo vince il “Premio Nazionale Spagnolo per Orchestra”.

1933: a Valencia, sposa Victoria Kamhi, una pianista turca di origini ebraiche.

1939: è a Parigi, dove il lavoro più conosciuto di Rodrigo è un Concerto per Chitarra e Orchestra: il famoso “Concerto d’Aranjuez”.
Il secondo movimento, l’ “Adagio”, è uno dei brani musicali più conosciuti della Musica Classica del XX secolo, con il dialogo “Chitarra con Corno inglese”.

Grazie al successo di questa composizione, a Rodrigo, vengono commissionati brani da parte di importanti solisti, fra cui il Flautista James Galway e il Violoncellista Julian Lloyd Webber.

Celedonio Romero gli commissiona per se stesso e i tre figli il “Concerto Andaluso” che Rodrigo compone per Quattro Chitarre e Orchestra.

27 gennaio 1941: nasce la figlia Cecilia.

Dal 1947: è Professore di Storia della Musica presso la Cattedra di Musica ‘Manuel de Falla’ della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Complutense di Madrid.

1991: Re Juan Carlos gli conferisce il titolo nobiliare di “Marchese dei Giardini di Aranjuez”.

1996: vince l’importantissimo Premio “Principe delle Asturie”.
1998: dal Governo francese, viene nominato “Commendatore” dell’ “Ordre des Arts et des Lettres”.

1999: muore a Madrid.
Joaquín Rodrigo e la moglie Victoria sono sepolti nel Cimitero di Aranjuez.

Composizioni:

. Violoncello e orchestra:
. Concierto en modo galante (1949)
. Concierto como un divertimento (1978-1981)

Flauto e orchestra:

. Concierto pastoral (1978)

Chitarra:

. Zarabanda Lejana(1934)
. Tres piezas espanolas
. Por los campos de Espagna
. Invocación y Danza (1961 – Primo premio Coupe International de Guitare dell’ORTF (radio televisione francese)

Chitarra e orchestra:

. Concierto de Aranjuez (1939)
. Concierto Andaluz (1967 – per quattro chitarre)
. Concierto para una fiesta (1982)
. Fantasía para un gentilhombre (1954)
. Concierto Madrigal (1968 – per due chitarre)

Arpa e orchestra: 

. Concierto serenata (1954)

Pianoforte e orchestra:

. Juglares (1923 – 2-pianos; 1st public work, 1924 Orquesta Sinfónica de Valencia)
. Concierto heroico (1943)

Violino e orchestra:

. Concierto de estío (1944)

Canzoni e opere corali:

. Per la Flor del Lliri Blau (1934 – Primo premio Círculo de Bellas Artes)
. Ausencias de Dulcinea (1948 – Primo premio concorso Cervantes)
. Tres viejos aires de danza (1994)
. Villancicos y Canciones de Navidad (1952 – Ateneo de Madrid Prize)
. Cántico de San Francisco de Asís (1982, per coro misto e orchestra).

Colonne sonore parziali:

. La guerra di Dio (La guerra de Dios), regia di Rafael Gil (1953)
. L’eretico (El hereje), regia di Francisco de Borja Moro (1958)

Onorificenze:

Gran Croce dell’Ordine Civile di Alfonso X il Saggio – nastrino per uniforme ordinaria Gran Croce dell’Ordine Civile di Alfonso X il Saggio
— 1953
Premio Principe delle Asturie per l’arte – nastrino per uniforme ordinaria Premio Principe delle Asturie per l’arte
— 1996

Battuto al computer da Lauretta

Joaquín Rodrigo Vidre:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Joaquin_Rodrigo_en_Rosario.JPG


File:Joaquin Rodrigo en Rosario.JPG
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JOAQUIN RODRIGO VIDRE, CONCIERTO DE ARANJUEZ: https://youtu.be/khBAeq_fIVY

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LUIS BACALOV

Luis Enríque Bacalov nasce a San Martín di Buenos Ayres il 30 agosto 1933 e muore a Roma il 15 novembre 2017.

E’ un geniale pianista, compositore, direttore d’orchestra e arrangiatore argentino naturalizzato italiano, celebre per le sue colonne sonore per films.

Nasce da una famiglia di origini bulgare e di religione ebraica (però, lui si considera “laico e agnostico”).


In Argentina, a cinque anni di età, inizia lo studio del pianoforte con il Professor Enrique Barenboim (padre del Direttore d’orchestra Daniel ed allievo di Vincenzo Scaramuzza) e completa gli studi a Buenos Aires, dopodiché si esibisce in una serie di concerti in tutto il Sud America.


All’età di vent’anni lascia l’Argentina e si trasferisce in Colombia: qui, vive quattro anni e contrae matrimonio.


Poi, si trasferisce in Europa e, per quasi un anno, vive in Spagna, ma prova rigetto psicologico verso il Franchismo, per cui va a Parigi, dove segue degli studi di perfezionamento.


1959: arriva in Italia, dove gli viene offerto un lavoro.
Dopo sei mesi, si fa conoscere subito come elegante arrangiatore (prima per la Casa discografica Fonit Cetra e poi per la RCA).
Alla Fonit Cetra, incontra diversi artisti come Claudio Villa (del quale per un anno è stato anche pianista accompagnatore nei concerti) e altri nomi noti, come Milva.
Sempre in Italia, sotto la guida del Maestro Vitaliano, riprende lo studio del pianoforte (lasciato da parte da qualche anno).

Una volta trasferito a Milano, nel 1960 passa alla RCA.
A quel tempo, Bacalov si firma come Luis Enriquez e si evidenzia subito attraverso gli arrangiamenti delle canzoni di Nico Fidenco (memorabile quello di “Legata a un granello di sabbia”), Sergio Endrigo, Rita Pavone (“La partita di pallone”, “Cuore”, “Il ballo del mattone”, “Che m’importa del mondo” e “Questo nostro amore”), Umberto Bindi (“Un ricordo d’amore”, “Il mio mondo”), Neil Sedaka (“La terza luna”, “I capricci tuoi”, “L’ultimo appuntamento”).
Il legame artistico con Endrigo dura quasi vent’anni: “Io che amo solo te” (altro indimenticabile arrangiamento), “Se le cose stanno così”, “Era d’estate”, “Canzone per te”, “Lontano dagli occhi”, “L’arca di Noè”, “Ci vuole un fiore”, “Elisa Elisa”.

Albums nati dalla collaborazione Bacalov-Endrigo: “i primi due long playing” del cantautore istriano (incisi per la RCA nel 1962 e nel 1964), “La vita, amico, è l’arte dell’incontro” (Cetra, 1969), “L’Arca di Noè” (Cetra, 1970), “Nuove canzoni d’amore” (Cetra, 1971), “L’arca” (Cetra, 1972), “Ci vuole un fiore” (Ricordi, 1974).


Anni Settanta: Bacalov cura gli arrangiamenti per gli albums dei New Trolls (“Concerto grosso per i New Trolls”, Cetra 1971 e “Concerto Grosso n. 2”, Cetra 1976), “Osanna” (preludio-tema-variazioni-canzone, Cetra 1972), “Il Rovescio della Medaglia” (“Contaminazione”, RCA 1973), Claudio Baglioni (“Sabato pomeriggio”, RCA 1975), Mia Martini (“Che vuoi che sia”, “Se t’ho aspettato tanto”, CIV 1976), Ricchi e Poveri (“I musicanti”, Fonit Cetra 1976), Paolo Frescura (Paolo Frescura, RCA 1978).


1960: Bacalov inizia anche l’attività di compositore per il cinema, sotto lo pseudonimo di Luis Enríquez.
Ha composto le colonne sonore di tantissimi films: ricordiamo “Il Vangelo secondo Matteo” (1964), “Django” e “Quién sabe?” (1966), “A ciascuno il suo” (1967), “L’amica” (1969), “Cuori solitari” (1970), “Milano calibro 9” (1972).
1962: comincia a collaborare con Gianni Morandi, scrivendo la musica di “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte” e “Ho chiuso le finestre”.

Fine Anni Settanta: a causa della morte improvvisa di Nino Rota, collabora con Federico Fellini per le musiche del film “La città delle donne”.
1996: guadagna il “Premio Oscar” (che sarà dimezzato) per le musiche del film “Il postino”.


Bacalov è collaboratore di numerosi registi, fra cui Pier Paolo Pasolini, Damiano Damiani, Ettore Scola, Fernando Di Leo, Gianni Serra, Franco Giraldi e Francesco Rosi (nel 1997: “La tregua”, tratto dal lavoro di Primo Levi).


Parte del tema della colonna sonora scritta per lo spaghetti-western “Il grande duello” è stata utilizzata da Quentin Tarantino nel film “Kill Bill”.
Nel medesimo film, presenziano musiche di Ennio Morricone, con il quale collabora.


1998: aiuta Fabrizio de André a cantare la sua canzone “Smisurata preghiera” in lingua spagnola col titolo di “Desmedida Plegaria”, inserita poi nel film “Ilona arriva con la pioggia”. Da notare che De André, durante il concerto a Roma tenuto nello stesso anno, lo menziona dedicandogli la medesima canzone prima di eseguirla.


2000: scrive le musiche per il musical “Mosè, Principe del deserto”, i cui testi di Luca Nicolaj e le canzoni sono di Loriana Lana.
Idem, 2000: inizia una lunga collaborazione con la cantattrice Anna Maria Castelli per mezzo del recital “La meravigliosa avventura del tango”, nato in seguito alla produzione discografica del CD “La meravigliosa avventura” di Carlos Gardel per “Il Manifesto”, e con la quale registra il live “Miti del Tango”.


Sotto l’aspetto sinfonico, diventa “Direttore Principale dell’Orchestra ICO della Magna Grecia” di Taranto.


È stato titolare del “Corso di Composizione di Musica per Film” presso l’ “Accademia Musicale Chigiana” di Siena e Docente presso l’ “Accademia di Cinema ACT MULTIMEDIA di Cinecittà”, a Roma.


Luglio 2008: inaugura la “Settimana Musicale Senese con l’Opera-Balletto “Y Borges cuenta que …” su libretto di Carlos Sessano, Alberto Muñoz e Luis Bacalov, con la regia di Giorgio Barberio Corsetti, Carlos Branca nel ruolo di Borges, coreografia di Anna Paola Bacalov, coreografie e scene di Tango di Alex Cantarelli, costumi di Cristian Taraborrelli.


2009: suona il pianoforte nel disco di Claudio Baglioni Q.P.G.A., nella canzone “Fiore di sale”. È Presidente Onorario del “Festival Cinematografico Viareggio EuropaCinema”.
Con il regista Argentino Carlos Branca dirige musicalmente le opere: “Estaba la madre” (opera lirica rappresentata in Italia e in Argentina), “Baires concerto”, “Y Borges cuenta que…” (con la regia di Giorgio Barberio Corsetti), “Mi Buenos Aires querido”.


Luglio 2014: partecipa al “Ravello Festival” con un nuovo spettacolo “Con el respiro del Tango” (con l’attore Michele Placido e la regia di Carlos Branca) e l’opera “Insalata porteña” con l’ Orchestra “Verdi” di Milano.

2012: Quentin Tarantino utilizza alcuni brani musicali di Luis Bacalov nel suo film western “Django Unchained”.


2014: Luis Bacalov partecipa al film “Born in the U.S.E.” diretto da Michele Diomà e co-prodotto da Renzo Rossellini.
Con il Compositore-Premio Oscar, ci sono i registi Francesco Rosi e Giuseppe Tornatore.


25 agosto 2015: dopo vent’anni che ha ricevuto il “Premio Oscar”, Bacalov tiene uno spettacolo proprio a Pollara, nelle Isole Eolie, dove Troisi ha girato “Il postino”.


Bacalov celebra i grandi poeti del cinema attraverso la presentazione in anteprima “Poetry Soundtrack”: da Pasolini a Fellini, da Troisi a Tarantino e la riscoperta di Fernando Di Leo.
Il recital è un “viaggio” che propone le straordinarie colonne sonore eseguite in un modo ridotto, proprio come sono nate, mentre i pensieri e gli aneddoti sono letti dal regista Cosimo Damiano Damato.


2015: Luis Bacalov riceve il “Premio alla Carriera” durante il “Gran Galá” di Bergamo tenuto nel Teatro “Donizetti”, dove racconta aneddoti e incontri che hanno determinato la sua carriera.
Durante tale occasione, viene presentato il suo brano “Estoriando” per due pianoforti, eseguito da Alberto Pizzo e Stefano Miceli.


15 novembre 2017: muore all’età di 84 anni, all’ospedale “San Filippo Neri” di Roma, dopo dieci giorni di degenza, in seguito ad ischemia.


Nel primo anniversario dalla morte, è stato presentato lo spettacolo “Una vita da film: Luis Bacalov”, spettacolo diretto dall’amico Carlos Branca e Rosanna Pavarini, la cui struttura viene creata dal compositore stesso prima della scomparsa.

Battuto al computer da Lauretta



Luis Bacalov in concerto al MuMi per il Festival Cicognini 2014:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Il_M%C2%B0_Bacalov_in_concerto_al_MuMi_per_il_Festival_Cicognini_2014.jpg

File:Il M° Bacalov in concerto al MuMi per il Festival Cicognini 2014.jpg


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Dalla data odierna 7 luglio 2022

AUTORIZZO

la Signora Laura Rocatello a pubblicare le mie opere musicali sui suoi blog o gruppi che lei ritenga idonei a tale scopo, senza nessun fine di lucro o altro interesse privato, solo per passione e cultura musicale.

F.to Costanzo Tristano Fiorini.

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15 agosto 2018 – ore 12,45: in diretta R.A.I., INIZIA il CONCERTO DI FERRAGOSTO “MONVISO UNESCO” tenuto a PIAN MUNé DI PAESANA (Cuneo)

Per il terzo anno, conduce FRANCESCO MARINO

ORCHESTRA SINFONICA “B. BRUNI” DELLA CITTA’ DI CUNEO diretta dal Maestro ANDREA ODDONE

I brani musicali sinfonici:

– MARCIA DELL’O.N.U. di ROBERT STOLZ (è stata scelta come SIGLA in riferimento all’importante riconoscimento UNESCO del SITO DEL MONVISO).

– GIOACCHINO ROSSINI: LA GAZZA LADRA, sinfonia  OMAGGIO a ROSSINI per i 150 anni dalla sua morte.

– PIOTR ILIJCH TCIAIKOVSKIJ: CAPRICCIO ITALIANO. – Dieci melodie e danze popolari napoletane sono alla base di questa composizione.

– PIOTR ILIJCH TCIAIKOVSKIJ: MARCIA SLAVA, op. 31 (tratta il clima eroico e il folclore serbo).

– LEONARD BERNSTEIN: WEST SI DE STORY CROCE ROSSA ITALIANA – Selezione di temi e di travolgenti danze.

Per l’ASSISTENZA, si è sotto la Direzione Operativa della CROCE ROSSA ITALIANA.

E’ ospite il Presidente della Regione Piemonte, SERGIO CHIAMPARINO, che – come possiamo notare – è emozionato ricordando GIANFRANCO BIANCO, colui che HA FATTO MOLTO PER QUESTI CONCERTI e ne HA CONDOTTI PARECCHI.

Lauretta

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