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Archive for Maggio 2023

“ANDRÉ CHÉNIER” è un’opera lirica in 4 quadri su libretto di Luigi Illica e musica di Umberto Giordano.
Prima rappresentazione: 28 marzo 1896, al Teatro “Alla Scala” di Milano.   

Giordano e Illica si sono basati su fonti storiche, romanzi e drammi e agli scritti dello stesso Andrea Chénier.  

Personaggi: 

Andrea Chénier (tenore)
Carlo Gérard (baritono)
La contessa di Coigny (mezzosoprano)
Maddalena di Coigny (soprano)
Bersi, serva mulatta (mezzosoprano)
Roucher (basso)
Mathieu, detto Populus, sanculotto (baritono)
Madelon (mezzosoprano)
Un Incredibile (tenore)
Pietro Fléville, romanziere pensionato del re (basso)
L’abate poeta (tenore)
Schmidt, carceriere a San Lazzaro (basso)
Il maestro di casa (basso)
Dumas, presidente del Tribunale di salute pubblica (basso)
Fouquier Tinville, accusatore pubblico (basso) 

Dame – signori – Abati – Lacchè – Staffieri – Conduttori di slitte – Ungheri volanti – Musici – Servi – Paggi – Valletti – Pastorelli – Straccioni –  Borghesi – Sanculotti – Carmagnole – Guardie Nazionali – Soldati della Repubblica – Gendarmi – Mercatine – Pescivendole – Calzettaie – Venditrici ambulanti – Meravigliose –  Incredibili – Rappresentanti della Nazione – Giudici – Giurati – Prigionieri – Condannati – Ragazzi strilloni – Un Maestro di musica – Alberto Roger –  Filandro Fiorinelli – Orazio Coclite – Un bambino – Un Cancelliere – Il Vecchio Gérard – Robespierre – Couthon – Barras – Un fratello servente (garzone di caffè) 

Trama:
Epoca storica: prima e durante la Rivoluzione Francese. 

Quadro primo: L’evento si svolge nella serra del Castello di Coigny per la festa da ballo.
La nobiltà francese non si rende conto che sta arrivando la rivoluzione popolare e, nel castello della Contessa di Coigny si sta preparando una festa. 

Gérard è il giovane servitore (figlio di un servo della famiglia di Coigny) che sta bardando la serra e macina odio per la differenza di classe sociale sua e dei suoi padroni.
Non odia la contessina Maddalena, di cui è innamorato.   

Il poeta Andrea Chénier è fra gli ospiti della festa ed è criticato dalla Contessa e dalla figlia Maddalena che lo vuole un po’ indispettire.

Chénier inizia raccontando una sua riflessione ammirando Madre Natura finendo a difendere con una certa forza d’animo i suoi punti di vista contro i costumi sviliti dell’epoca, che stanno portando la società all’immoralità.

Maddalena gli sembra ingenua e onesta, ma la prega di considerare un sentimento pulito, come l’Amore sotto le sue diverse sfaccettature, ormai abbastanza disprezzato dalla società umana.
Maddalena capisce, si scusa e lascia la festa. 

Arrivano i mendicanti per la cui entrata Gérard viene rimproverato dalla contessa; però Gérard difende ugualmente la loro causa attraverso un comportamento forte e, sdegnato, si libera della livrea e se ne va assieme al padre, lasciando gli invitati che riprendono la festa attraverso una gavotta. 

Quadro secondo: A Parigi, in prossimità del ponte Peronnet. 

Periodo: Regime del Terrore, con Robespierre.

Il governo rivoluzionario fa pedinare tenacemente Chénier da un “Incredibile”, una “creatura” di Gérard, diventato un capo rivoluzionario.   

Da tempo, Chénier riceve richieste scritte di protezione da parte di una donna anonima. 

E’ Maddalena di Coigny, la cui madre è stata uccisa dai rivoluzionari e che, ora, vive nascosta e in stato di povertà. 

Viene aiutata dalla serva mulatta Bersi che è diventata prostituta per sostentare sé stessa e Maddalena, oltre a collegarla col poeta stesso. 

Chènier, temerariamente, ha compiuto un’accusa contro Robespierre per cui il suo amico Roucher gli consiglia caldamente di partire perché potrebbe essere acchiappato dai ribelli, ma il poeta vuole conoscere la donna misteriosa. 

Si incontrano una sera, vicino al Ponte Peronnet e Chénier la riconosce subito, nonostante Maddalena sia cambiata molto.
Si dichiarano amore ma, improvvisamente, arriva Gérard, sempre innamorato di Maddalena e su avvertimento dell’”Incredibile”.
Gérard e Chénier duellano e Maddalena scappa.
Gérard viene ferito gravemente da Chénier ma, riconoscendo il poeta, per amore di Maddalena, gli raccomanda di allontanarsi con lei, in quanto è ricercato dai rivoluzionari.
Agli accorsi, esprime di non sapere chi è il suo feritore. 

Quadro terzo: Il tribunale rivoluzionario. 

Alla Francia occorrono denaro e soldati.  

Il popolo canta “La Carmagnola”, Gérard è guarito e riesce a persuadere la folla a donare in favore della guerra della Francia con parecchi Stati Europei. 

Madelon è una popolana vecchia e cieca: può offrire solamente il suo unico nipote quindicenne. 

L’ “Incredibile” sollecita Gérard a consegnare Chénier al tribunale della rivoluzione, prevedendo che Maddalena verrebbe a sapere della condanna. 

Gérard si rende conto che è rimasto un “servo”, in quanto è servo della Rivoluzione e del suo tribunale di morte, rimanendo sempre schiavo dell’amore per Maddalena. 

Infatti, Maddalena si presenta in Tribunale; dopo una tentata violenza da parte di Gérard, si offre a lui affinché salvi la vita di Chénier. 

Gérard si commuove e le promette di salvare il poeta.  

Andrea Chénier viene processato, ma si difende energicamente (“Sì, fui soldato”): Gérard ritratta la denuncia che viene confermata da Antoine Quentin Fouquier-Tinville, l’accusatore pubblico. 

Purtroppo, Chénier e gli altri prigionieri vengono condannati a morte e lo stesso Chénier è felice di morire dopo avere visto un’ultima volta Maddalena. 

Quadro quarto: Il cortile della prigione di San Lazzaro.  

E’ mezzanotte e Andrea Chénier scrive gli ultimi versi con la vicinanza dell’amico Roucher. 

Con l’aiuto di Gérard, Maddalena corrompe la guardia riesce ad avere un colloquio con Chénier e, all’alba, si sostituisce ad Idia Legray, salendo sulla carretta con l’uomo che ama. Maddalena e Andrea Chénier corrono incontro alla morte, felici perché si amano. 

In un angolo, il deluso Gérard piange.
Nella mano, tiene il biglietto di risposta scritto da Robespierre alla sua richiesta di grazia per Chénier:  “Perfino Platone bandì i poeti dalla sua Repubblica”. 

Brani noti: 

Son sessant’anni, o vecchio, romanza di Gerard (quadro I)
O pastorelle, addio, coro (quadro I)
Un dì all’azzurro spazio, improvviso di Chénier (quadro I)
Ecco l’altare, duetto tra Chénier e Maddalena (quadro II)
Nemico della patria?!,monologo di Gérard (quadro III)
La mamma morta, racconto di Maddalena (quadro III)
Sì, fui soldato, difesa di Chénier durante il processo (quadro III)
Come un bel dì di maggio (quadro IV)
Vicino a te s’acqueta, duetto tra Chénier e Maddalena (quadro IV)

Incisioni note con: 

Mario Del Monaco, Franco Corelli, Tito Schipa, Beniamino Gigli, Luciano Pavarotti, Placido Domingo, Jonas Kauffmann. 

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LE RIFLESSIONI di Lauretta:   

Giordano appartiene alla corrente verista, ossia la “Giovine Scuola” con Mascagni, Cilea, Leoncavallo, Franchetti e Puccini (all’inizio).

Scuola che nasce in risposta alla fine dell’opera romantica e ad un miglioramento di forme musicali, fra il passaggio dal secolo XIX al secolo XX.   

Ciascuno di questi musicisti è ricordato particolarmente per un’opera o due: ad esempio, Mascagni è descritto da “Cavalleria Rusticana”, Leoncavallo è descritto da “I Pagliacci”, Giordano è descritto da “Andrea Chénier” “, … 

Unico emerso, ricordato per tutte le sue opere, è Puccini. 


Giordano “debutta” con successo attraverso l’opera verista “Mala vita” (inizi anni 1890) e, grazie al collega ed amico Alberto Franchetti, supera una crisi con il suo Editore Sonzogno dimostrando le sue capacità espressive. 

Questo gli permette di lavorare al libretto di “Andrea Chénier”, scritto da Illica, che ottiene un grande successo, nonostante il giudizio negativo dato da Galli (collaboratore di Sonzogno), e con – anche – l’appoggio di Mascagni in favore di Giordano, grazie anche all’ottimo cast e alla direzione di Rodolfo Ferrari. 

Da quel momento, tutto questo consente all’opera di venire rappresentata nei massimi teatri dell’Occidente.

Riguardo alla prima rappresentazione assoluta, al Teatro “Alla Scala”, la direzione orchestrale è di Rodolfo Ferrari e l’interprete di Andrea Chénier è  il tenore eroico Giuseppe Borgatti, sostituto di Alfonso Garulli. 

Per merito suo (anche se si trova in un momento non molto positivo), del soprano Evelina Carrera e del baritono Mario Sammarco, il successo consegue come “un vero trionfo”.

Per quest’opera, il lavoro è stato svolto da Giordano con cura e modo perfetti e delinea precisamente l’atmosfera.   

Un’opera grande – NON della imponenza di Aida – ma di grande potenza che vede partecipe la popolazione con i suoi appartenenti ai ceti vari: dame, signori, abati, lacchè, condannati, prigionieri, giudici, gendarmi, pescivendoli… 

Popolazione coinvolta in un’opera che VEDE COME NASCONO I DIRITTI FONDAMENTALI DELL’INDIVIDUO E DEL CITTADINO, BASANDOSI SULLA DICHIARAZIONE D’INDIPENDENZA AMERICANA. 

La RIVOLUZIONE FRANCESE E’, senza dubbio, UN GRANDE EVENTO STORICO BASILARE.

A seguito di “Tristan und Isolde” di Wagner, è entrato in uso il riferimento “Tristan-Akkord”, dal momento che evidenzia l’importanza del legame amore-morte.

Quest’opera drammatica e verista si svolge nell’ambito storico vissuto all’epoca della Rivoluzione Francese ma, sotto tanti aspetti, è attuale: ad esempio, le donazioni si sono avute al tempo del Regime Fascista, si ricevono sempre a mezzo di Telethon o di banche, ….

Questo melodramma si ispira alla vita di Andrea Chénier, poeta francese (nato a Costantinopoli da genitori francesi).   

. I personaggi in primo piano sono tre: Andrea-Maddalena-Gérard.   

. Tre personaggi molto belli, ma Gérard è il più complesso e intrigante.

Credo che si possa ritenere importante citare che Umberto Giordano, molto tempo dopo la prima rappresentazione di questo suo melodramma, ha operato alcune modifiche appositamente per il tenore Mario Del Monaco.  

Inoltre, ritengo opportuno citare anche un desiderio di Claudio Del Monaco (secondo figlio di Mario): “Desidero essere sepolto con il costume di Andrea Chénier, quando sarà il momento”.  

Questo perché Claudio è sempre stato affascinato da quest’opera-capolavoro nella quale si è calato e perché è stata significativa nella carriera di suo padre, Mario Del Monaco.    

Infatti, per Del Monaco, quest’opera rimane fra le cinque che Mario considerava le più importanti, per lui: Aida, Andrea Chénier, Carmen, Otello, Sansone e Dalila (una certa importanza, però è data da “I Pagliacci”).     



André Chénier: 

Di seguito, traccio un ritratto personale di Andrea Chénier, perno dell’opera: 

Realmente vissuto storicamente, non è considerato fra i poeti più importanti francesi, ma è stato reso celebre e immortalato dal librettista patriottico Luigi Illica e dal musicista Umberto Giordano: quest’ultimo ne ha fatto la sua opera lirica più famosa.    

All’inizio dell’opera, durante la serata, gli invitati fanno la conoscenza del poeta.
Maddalena non comprende la Poesia e il Pensiero di Amore di Chénier che risponde alle sue valutazioni irreali attraverso un monologo travolgente e appassionato nell’ “Improvviso”.  Chénier è fortemente coerente e incrollabile per la fermezza verso le sue idee: risulta subito chiaro, infatti, dal “monologo” appassionato del primo atto (“Un dì, all’azzurro spazio”), nel castello: difende la sua arte dalle risate di Maddalena (“D’un poeta non disprezzate il detto”).
Secondo il suo concetto di Amore, < la completezza della “stabilità tra terra e cielo” viene resa chiara, tra contemplazione e concretezza assieme ad un impetuoso giudizio negativo alla nobiltà e al clero, che si sono privati degli ideali, fra cui l’Amore verso il prossimo >.   

Le sue decisioni di vita lo porteranno a morire giovane come Maddalena, coinvolta, che sceglie di morire con lui: infatti, dopo cinque anni, in pieno periodo di Terrore, nelle vicinanze del Ponte Peronnet, Chénier, sotto controllo continuo dell’Incredibile di Gérard, riceve le raccomandazioni dell’amico Roucher di lasciare Parigi.
Chénier è incuriosito dalle lettere che gli vengono scritte da una giovane donna che, poi, si rivela essere  Maddalena di Coigny: ha la necessità di essere protetta dal poeta che lei vede come il proprio rifugio sicuro.
Con lei, la generosità del poeta, si trasformerà in un legame d’amore.
Gérard, aggredito Chénier in duello, viene ferito in modo forte ma, allo scopo di proteggere Maddalena, li lascia allontanare e non rivela chi sia il suo aggressore.   

Nel III quadro, Chénier vanta il proprio istinto patriottico, tipico di una personalità con forte amor patrio (“Sì, fui soldato”): fra l’altro, oltre alla Patria, cita la Bandiera.    
Sempre, nel III quadro (nell’ultima parte della scena del tribunale), sempre a causa dell’amore per Maddalena, Gérard rende nota a Chénier la presenza di Maddalena: Chénier si sente pronto a morire, avendola vista per l’ultima volta.     

Durante il IV quadro, Chénier scrive i suoi ultimi versi (sempre accompagnato dall’arpa, il simbolo della poesia ricordato anche nell’opera “Nabucco” di Verdi) e, nel duetto finale dell’opera, il poeta e Maddalena si appartengono, finalmente, prima di morire sul patibolo; Andrea canta la Morte con parole poetiche: infatti, Chénier E’ POETA FINO ALL’ULTIMO.   

In questo dramma ingarbugliato e complesso, è indicatissimo l’argomento “amore e morte”. 


Una curiosità: le romanze di Chénier sono tre: Un dì all’azzurro spazio, Sì fui soldato, Come un bel dì di maggio.      


Maddalena di Coigny:

Il tempo passa e le persone crescono interiormente.
Succede anche a Maddalena che, da personalità non salda (si nota nel II quadro) grazie a Chénier, ispiratore dell’ “apertura mentale”, smette di essere la frivola e ingenua contessina del primo quadro, dove risulta indifferente riguardo al sentimento dell’Amore spiegatole da Chénier, col quale – invece – vivrà un amore impetuoso.
Amore per cui, sarà obbligata dagli eventi a sedurre Gérard e per cui gli si promette in cambio dell’annullamento della condanna di Chénier, arrivando a decidere di morire con lui.    
Quest’opera comprende – fra le altre – una delle arie più famose dell’opera, “La mamma morta” (nel III quadro), nella quale Maddalena “smuove” i lati buoni di Gérard che le chiede perdono e promette di salvare Chénier a proprio discapito, in quanto il suo comportamento è quello di una personalità creduta incoerente dai presenti nel Tribunale, mentre Chénier comprende la sincerità di Gérard.   
In questa romanza, Maddalena racconta le proprie sofferenze e la “reazione di risalita morale” che le fa sentire nuovamente la scintilla della vita. 

A questo proposito, credo opportuno richiamare l’attenzione su questo brano cantato da Maria Callas  che è inserito nella colonna sonora del film “Philadelphia” interpretato da Tom Hanks e Denzel Washington: qui, Tom Hanks (doppiato magnificamente dal nostro Roberto Chevalier), rivolto a Denzel Washington, recita splendidamente la disperazione del personaggio che SA di morire presto, analizzando parola per parola-nota per nota, trasmettendo i sentimenti che vive in quel suo momento drammatico e commovente perché non ha “la scintilla della vita”.   

Maddalena non è indistruttibile, ma dimostra di essere battagliera, nel IV quadro: nel duetto con Andrea vuole raggiungere decisa il suo scopo Alto, ossia la Morte con Andrea.  


Bersi:   

La mulatta Bersi è un bellissimo personaggio, ricco di generosità e altruismo, abnegazione: infatti, si prostituisce per guadagnare qualcosa per sé e per Maddalena e non sottilizza troppo sul comportamento che è stata costretta ad adottare a causa di sopravvivenza.    



Carlo Gérard: 

Gérard, il servitore, preso a modello del rivoluzionario Jean-Lambert Tallin, da subito, comincia a delineare la sua personalità: un po’ “deus ex machina”, ma “un buono”, in definitiva.  

E’ il primo ad apparire, nell’opera e, pur amando la contessina Maddalena di Coigny non nasconde il risentimento verso la nobiltà dalla quale si è sempre sentito calpestato e verso cui mostra coraggio nel permettere generosamente l’entrata di un gruppo di mendicanti, nel ribellarsi alla contessa madre e a licenziarsi, unendosi alla rivoluzione.  

E’ importante sottolineare che, qui, nel primo atto, anche Gérard è spronato dalle parole di Andrea Chénier, verso il quale evidenzierà spesso il rispetto, nonostante si creerà il contrasto amoroso a causa di Maddalena; Gérard riflette e matura diventando un autorevole uomo politico, riuscendo nella comunicazione con il popolo.  

Giugno 1794: sono trascorsi cinque anni e domina il periodo del Terrore sotto l’avvocato Robespierre, amico di Rousseau, personalità psichica calma, tranquilla, dal portamento nobile, ma emotivamente violenta, frustrata e narcisista, con l’ossessione del potere che faccia del bene alla Nazione a prezzo di “punire”, facendo cadere moltissime teste: così, attraverso “il castigo”, si manifesta il senso di “pulizia popolare” di un mostro umano.    

A quel tempo, la Psicologia scientifica moderna non esiste, per cui Gérard, diventato importante tra i rivoluzionari grazie ai suoi ideali di giustizia e uguaglianza, controlla Parigi e non sa che Robespierre soffre di disagi psichici pericolosi per la popolazione.  
Purtroppo, per questo motivo, Robespierre pone Andrea Chénier continuamente sotto controllo a mezzo dell’Incredibile personaggio che convince l’indeciso Gérard a denunciare il poeta.    
Gérard che, a causa della riscoperta gelosia per Maddalena fa arrestare Chénier.   
Un impulso gli fa anche scattare l’atto di violenza che gli “impone” di possedere la donna, ma riesce a controllarsi. Costei si promette a lui se farà annullare la condanna a Chénier.    

Gérard, un essere contradditorio verso sé stesso, che – tutto sommato – è “un buono”, controlla i propri impulsi ed è pentito di avere incolpato illegalmente Chénier per cui tenta inutilmente di annullare l’arresto istigato dall’Incredibile, il vero cattivo dell’opera.    

Durante il processo, Chénier è condannato a morte da Robespierre che respinge la richiesta di grazia di Gérard in favore di Chénier, attraverso la già citata risposta di Robespierre: “Perfino Platone bandì i poeti dalla sua Repubblica”.  

“Nemico della Patria”: in questo brano, Gérard riflette sulla sua situazione, dimostrando passione per la Politica e per Maddalena.
Gerard È la RIVOLUZIONE: “Io, della Redentrice figlio, pel primo ho udito il grido suo pel mondo…”.
Gérard SOGNA la Giustizia e l’Uguaglianza, da generoso e altruista qual è, UN’UNIONE DI POPOLI (ABBRACCIARE TUTTI): “Tutti Dii”, “Un Pantheon”.          
Però, si rende conto della realtà, ossia “Ho cambiato padrone”: il “nuovo padrone” non è solo la Rivoluzione Francese a cui è obbligato ad obbedire, ma l’amore per Maddalena che già nutriva, amore che si è approfondito maggiormente. 

Gérard diventa “qualcuno” nell’ambito della Rivoluzione Francese, ma è un perdente, al contrario di Andrea e Maddalena che raggiungono l’Amore Eterno attraverso il sacrificio delle loro vite.
Loro sono il simbolo del sogno dei due di vivere la morte uniti: esperienza di un abbraccio Poesia-Musica.

Gérard: uomo con valori saldi, che desta ammirazione (però, allo stesso tempo, capace di accusare ingiustamente Chénier, mosso dalla sua debolezza gelosa), è complesso, contradditorio e profondo e, sin dall’inizio, potrebbe sembrare il nemico di Chénier e Maddalena: dopotutto, con il suo comportamento “controsenso”, pur non volendo, causerà la loro morte.   

L’interiore di Gérard è vicino alla complicazione psicologica tipica dei personaggi lirici che sarebbero arrivati in seguito come, ad esempio: Fedora, Tosca, Madama Butterfly, Anna Karenina, …   


Un Incredibile: 

E’ il personaggio importante “cattivo” dell’opera.
E’ un personaggio infido, capace di colpire a tradimento: infatti, convince subdolamente Gérard ad arrestare Chénier.



Il Popolo: 

In questa opera, si nota la voglia di lottare per la giusta causa della Patria, persino attraverso le donazioni alla stessa attraverso l’invito di Gérard a farlo: qui, spicca tra tutte la cieca Madelon, che indica il suo caro nipote ai rivoluzionari.  
Personaggi della Rivoluzione: trascinati dalla disperazione, dal loro senso di realizzarsi o dal loro fanatismo?  

Più di una volta, la Bandiera francese figura fisicamente, ma – psicologicamente – sortisce un effetto gigantesco nelle parole di Chénier, nella terza parte: “Sì, fui soldato”.

ANDRÉ CHÉNIER: Un’opera magica e grande che, spesso, mi ha affascinato e provocato le lacrime di commozione.


Battuto al computer da Lauretta





ANDRÉ CHÉNIER, “UN DI’, ALL’AZZURRO SPAZIO GUARDAI PROFONDO”:


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ANDRÉ CHÉNIER, “LA MAMMA MORTA”:


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ANDRÉ CHÉNIER, “SI’, FUI SOLDATO”: 

   
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ANDRÉ CHÉNIER, duetto “VICINO A TE S’ACQUETA”:

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Opera in 4 atti su libretto di Antonio Ghislanzoni tratto da un lavoro dell’egittologo-archeologo-scrittore-disegnatore di costumi e scene francese Auguste Mariette.

Prima rappresentazione: “Nuovo Teatro” de Il Cairo, 24 dicembre 1871 

Esito: successo clamoroso. 

Prima rappresentazione italiana: Teatro “La Scala” di Milano, 8 febbraio 1872


Personaggi:

Aida, principessa etiope (soprano)
Radamès, capitano delle Guardie (tenore)
Amneris, figlia del Faraone (mezzosoprano)
Amonasro, Re dell’Etiopia e padre di Aida (baritono)
Ramfis, Gran Sacerdote (basso)
Il Re d’Egitto, padre di Amneris (basso)
Una sacerdotessa (soprano)
Un messaggero (tenore) 

Sacerdoti, sacerdotesse, ministri, capitani, soldati, ufficiali, schiavi e prigionieri etiopi, popolo egizio (coro)

Cast della prima assoluta e della prima europea:  

Personaggi, interpreti a Il Cairo, interpreti a Milano:

Aida (soprano) Antonietta Pozzoni Anastasi, Teresa Stolz
Il Re d’Egitto (basso) Tommaso Costa, Paride Pavoleri
Amneris (mezzosoprano) Eleonora Grossi, Maria Waldmann
Radamès (tenore) Pietro Mongini, Giuseppe Fancelli
Amonasro (baritono) Francesco Steller, Francesco Pandolfini
Ramfis (basso) Paolo Medini, Ormondo Maini
Il messaggero (tenore) Luigi Stecchi-Bottardi, Luigi Vistarini
Grande Sacerdotessa (soprano) Marietta Allievi                              

Scene: Edouard Despléchin, Jean-Baptiste Lavastre, Auguste  Rubé, Philippe Chaperon
Costumi (con supervisione di Auguste Mariette): Henri de Montaut,
Coreografia: Alexandre Simon Henri Fuchs
Direttore di scena: Carlo d’Ormeville
Maestro del coro: G. Devasini
Direttore d’orchestra: Giovanni Bottesini, Franco Faccio   

Trama: 

Epoca: Antico Egitto. 

Luogo: Menfi e Tebe. 


Atto I – Scena I: Menfi, sala nel palazzo del Faraone.    

Amonasro, padre di Aida, prigioniera presso il Faraone di Menfi, marcia verso l’Egitto per liberarla, dal momento che è stata catturata durante una spedizione militare egizia contro l’Etiopia, ignorando chi lei sia veramente. 

Per cui, il Re d’Egitto si prepara alla difesa della sua terra. 

Aida, è innamorata di Radamès mentre lui sogna di diventare il Duce degli Egizi e di “ergere un trono vicino al sol” alla sua donna, oltre ad avere l’intenzione di ridarle la libertà e la patria.  

Amneris, la figlia del Faraone d’Egitto, percepisce e, subdolamente, consola Aida per la sua preoccupazione verso la patria lontana. 

Il Faraone si trova con gli ufficiali e il sacerdote Ramfis quando viene introdotto un messaggero che porta le notizie dal confine con l’Etiopia.  

Radamès è stato scelto da Iside come comandante dell’esercito che affronterà il re etiope. Interiormente, Aida è divisa tra l’amore per il padre e per Radamès.  


Scena II: Menfi: nel tempio di Vulcano. 

La cerimonia è grandiosa e comprende la danza delle sacerdotesse.
Radamès viene investito come condottiero supremo.


Atto II – Scena I: nelle stanze di Amneris.    

Qui, ci sono danze e musica.

Amneris finge che Radamès sia morto in battaglia provocando la disperazione di Aida che confessa il suo amore per il condottiero. 

A questo punto, Amneris la minaccia dal momento che, come figlia del Faraone, tutto le è permesso, ma Aida, fieramente, rivela il suo rango nobile, ma si pente e chiede il perdono (“Pietà ti prenda del mio dolor”). 

Amneris costringe Aida a vedere il trionfo dell’Egitto sugli Etiopi.

Scena II: Città di Tebe: un ingresso.

Radamès è vincitore e vengono eseguite la grande “Marcia trionfale” e le danze.  

Il faraone promette che, in questo giorno, Radamès trionfatore, riceverà tutto ciò che desidera per qualunque suo desiderio.  

Fra i prigionieri catturati, condotti alla presenza del Re, c’è Amonasro.
Subito, Aida abbraccia il padre, ma gli Egizi non sanno chi siano, in realtà: infatti, Amonasro afferma che il Re etiope è stato ucciso durante il combattimento.

Per amore verso Aida, Radamès chiede al Re il rilascio dei prigionieri come quanto promesso al suo desiderio.   

Inoltre, su consiglio di Ramfis, tale cosa non è permessa ad Aida e ad Amonasro che resteranno ostaggi-garanzia alla sicura vendetta etiope. 

 A Radamès, indesideratamente, viene concessa la mano di Amneris.  


Atto III – sulle rive del Nilo, vicino al tempio di Iside.  

Aida e il padre sono ostaggi; il Re etiope, medita una vendetta per la sconfitta ricevuta, per cui costringe la figlia a carpire, attraverso Radamès, la tattica dell’esercito egiziano.

Radamès rivela incautamente ad Aida la strada che verrà percorsa dai suoi guerrieri.  Amonasro, nascosto nelle vicinanze, ascolta e, poi, rivela la sua identità. 

All’arrivo delle guardie, aiutato da Radamès, fugge con la figlia, mentre lo stesso Radamès si dispera per avere incolpevolmente tradito la sua Patria, per cui si consegna prigioniero a Ramfis.   


Atto IV  – Scena I: la sala nel palazzo del Faraone e, di lato, il cammino che conduce alla prigione di Radamès.  

Con tutto il suo cuore, Amneris desidera salvare Radamès giudicato colpevole di tradimento;  gli crede e lo supplica di discolparsi, ma il giovane rifiuta; tace e non si pronuncia in propria difesa, mentre Amneris invoca i sacerdoti affinché gli concedano pietà.

Radamès viene condannato a morte e morirà murato nella cripta sotto il Tempio di Vulcano. 

Amneris maledice i sacerdoti.  


Scena II: La scena presenta l’interno del tempio di Vulcano splendente di oro e di luce al primo piano e, nel piano sottostante, la tomba di Radamès.  

Radamès non è solo perché Aida, precedentemente, si è nascosta lì per morire con lui.  

In attesa che il loro destino si compia, si confermano il loro amore, e dicono addio  alla Terra, la “valle di pianti”.

Amneris piange e prega sopra la loro tomba mentre si odono le cerimonie e le danze liete delle sacerdotesse. 

Brani noti:

Atto I   

Preludio (sostituisce la sinfonia inizialmente composta).
Introduzione “Sì: corre voce che l’Etiope ardisca” (Ramfis, Radamès) Scena I
Recitativo “Se quel guerrier io fossi!” (Radamès) Scena I
Romanza “Celeste Aida” (Radamès) Scena I
Duetto “Quale insolita gioia” (Amneris, Radamès) Scena I
Terzetto “Vieni, o diletta, appressati…” (Amneris, Aida, Radamès) Scena I
Scena “Alta cagion vi aduna” (Re, Messaggero, Amneris, Aida, Radamès, Coro) Scena I
Pezzo d’assieme “Su! del Nilo al sacro lido” (Re, Amneris, Aida, Radamès, Ramfis, Sacerdoti, Ministri, Capitani, Coro) Scena I
Scena di Aida “Scena Ritorna vincitor!…” (Aida) Scena I Finale I
Scena della consacrazione “Immenso Fthà, del mondo” (Coro di Sacerdotesse e Sacerdoti)
Scena II Danza delle Sacerdotesse Scena II Scena “Mortal, diletto ai Numi, a te fidate” (Ramfis)
Scena II Finale atto I  “Nume, custode e vindice”(Ramfis, Radamès) Scena II    


Atto II

Introduzione, Coro, Scena e Duetto di Aida e Amneris:
Coro Chi mai fra gl’inni e i plausi (Schiave) Scena I
Danza di giovani schiavi mori Scena I
Coro Vieni: sul crin ti piovano (Schiave, Amneris) Scena I
Silenzio! Aida verso noi s’avanza… (Amneris) Scena I
Scena Fu la sorte dell’armi a’ tuoi funesta (Amneris, Aida) Scena I
Duetto Amore! amore! Gaudio… tormento… (Aida, Amneris) Scena I    


Finale atto II  

Inno Gloria all’Egitto, ad Iside (Popolo, Donne, Sacerdoti) Scena II
Marcia trionfale Scena II
Ballabile Scena II
Coro “Vieni, o guerriero vindice” (Popolo) Scena II
Scena “Salvator della patria, io ti saluto” (Re, Radamès, Aida, Amneris, Amonasro, Coro) Scena II
Pezzo d’assieme “Ma tu, Re, tu signore possente” (Amonasro, Re, Radamès, Aida, Amneris, Ramfis, Prigionieri, Schiave, Sacerdoti, Popolo) Scena II
Stretta del Finale II Gloria all’Egitto, ad Iside (Popolo) Scena II     

Atto III

Introduzione, Preghiera, Coro e Romanza di Aida:
Coro “O tu che sei d’Osiride” (Coro nel tempio) Scena unica
Scena “Vieni d’Iside al tempio” (Ramfis, Amneris) Scena unica
Recitativo “Qui Radamès verrà… Che vorrà dirmi?” (Aida) Scena unica
Romanza “O cieli azzurri… o dolci aure native” (Aida) Scena unica
Scena e Duetto di Aida e Amonasro: Scena “Cielo! mio padre!” (Aida, Amonasro) Scena unica
Duetto “Rivedrai le foreste imbalsamate” (Amonasro, Aida) Scena unica
Duetto di Aida e Radamès, Scena e Finale III: Duetto Pur ti riveggo, mia dolce Aida… (Radamès, Aida) Scena unica    Scena “Ma, dimmi: per qual via” (Aida, Radamès, Amonasro) Scena unica
Finale atto III: “Traditor! – La mia rival!…” (Amneris, Aida, Amonasro, Radamès, Ramfis) Scena unica    


Atto IV   

Scena e Duetto di Amneris e Radamès
Recitativo L’aborrita rivale a me sfuggia… (Amneris) Scena I
Scena Io l’amo… Io l’amo sempre… (Amneris) Scena I
Duetto Già i sacerdoti adunansi (Amneris, Radamès) Scena I
Scena del Giudizio
Recitativo Ohimè!… morir mi sento… Oh! chi lo salva? (Amneris) Scena I
Giudizio “Spirto del Nume, sovra noi discendi!” (Sacerdoti, Amneris, Ramfis, Coro) Scena I
Scena, Duetto e Finale ultimo
Scena “La fatal pietra sovra me si chiuse…” (Radamès, Aida) Scena II
e Finale “Morir! sì pura e bella!” (Radamès, Aida, Amneris, Sacerdoti, Sacerdotesse) Scena II    

Incisioni note:    

Giannina Arangi Lombardi, Maria Capuana, Aroldo Lindi, Armando Borgioli, Tancredi Pasero, Lorenzo Molajoli      

Dusolina Giannini, Irene Minghini Cattaneo, Aureliano Pertile, Giovanni Inghilleri, Luigi Manfrini, Carlo Sabajno, La voce del padrone    

Maria Caniglia, Ebe Stignani, Beniamino Gigli, Gino Bechi, Tancredi Pasero, Tullio Serafin , EMI    

Caterina Mancini, Giulietta Simionato, Mario Filippeschi, Rolando Panerai, Giulio Neri, Vittorio Gui, Cetra    

Renata Tebaldi, Ebe Stignani, Mario Del Monaco, Aldo Protti, Dario Caselli, Alberto Erede, Decca Records    

Zinka Milanov, Fedora Barbieri, Jussi Björling, Leonard Warren, Boris Christoff,  Jonel Perlea, RCA Victor     

Maria Callas, Fedora Barbieri, Richard Tucker, Tito Gobbi, Giuseppe Modesti, Tullio Serafin, EMI   

Renata Tebaldi, Giulietta Simionato, Carlo Bergonzi, Cornell MacNeil, Arnold van Mill, Herbert von Karajan, Decca Records 

Leontyne Price, Rita Gorr, Jon Vickers, Robert Merrill, Giorgio Tozzi, Georg Solti, RCA Victor   

Birgit Nilsson, Grace Bumbry, Franco Corelli, Mario Sereni, Bonaldo Giaiotti, Zubin Mehta, EMI   

 Leontyne Price, Grace Bumbry, Plácido Domingo, Sherrill Milnes, Ruggero Raimondi, Erich Leinsdorf, RCA Victor    

Montserrat Caballé, Fiorenza Cossotto, Plácido Domingo, Piero Cappuccilli, Nicolaj Ghiaurov, Riccardo Muti, EMI   

Mirella Freni, Agnes Baltsa, JoséCarreras, Piero Cappuccilli, Ruggero Raimondi Herbert von Karajan, EMI   

Katia Ricciarelli, Elena Obraztsova, Plácido Domingo, Leo Nucci, Nicolaj Ghiaurov, Claudio Abbado,  Deutsche Grammophon   

Maria Chiara, Ghena Dimitrova, Luciano Pavarotti, Leo Nucci, Paata Burchuladze, Lorin Maazel, Decca Records   

Aprile Millo, Dolora Zajick, Plácido Domingo, James Morris, Samuel Ramey, James Levine,Sony    

Cristina Gallardo-Domas, Olga Borodina,Vincenzo La Scola, Thomas Hampson, Matti Salminen,  Nikolaus Harnoncourt, Teldec

Videografia:    

Gabriella Tucci, Mario del Monaco, Giulietta Simionato, Aldo Protti, Paolo Washington, Silvano Pagliuca, Franco Capuana, Etichetta: non indicata VAI    

Leyla Gencer, Carlo Bergonzi, Fiorenza Cossotto, Anselmo Colzani, Bonaldo Giaiotti, Franco Pugliese, Franco Capuana, Herbert Graf, Rai    

Orianna Santunione, Carlo Bergonzi, Fiorenza Cossotto, Gianpiero Mastromei, Ivo Vinco, Franco Pugliese, Oliviero De Fabritiis, Etichetta non indicata VAI   

Margaret Price, Luciano Pavarotti, Stefania Toczyska, Simon Estes, Kurt Rydl, Kevin Langan, Garcia Navarro, Sam Wanamaker, Warner   

Maria Chiara, Luciano Pavarotti, Ghena Dimitrova, Juan Pons, Nicolaj Ghiaurov, Paata Burchuladze, Lorin Maazel, Luca Ronconi, Digital Classics   

Mirella Freni, Plácido Domingo, Stefania Toczyska, Ingvar Wixell, Nicolaj Ghiaurov, David Langan, Emil Tchakarov, Pier Luigi Pizzi, Better Opera   

Aprile Millo, Plácido Domingo, Dolora Zajick, Sherrill Milnes, Paata Burchuladze, Dimitri Kavrakos, James Levine, Sonja Frisell, Deutsche Grammophon   

Maria Chiara, Kristján Jóhannsson, DoloraZajick, Juan Pons, Nikola Gjuzelev, Carlo Striuli, Nello Santi, Gianfranco De Bosio, Arthaus   

Cheryl Studer, Dennis O’Neill, Luciana D’Intino, Alexandru Agache, Robert Lloyd, Mark Beesley, Edward Downes, Elijah Moshinsky, Opus Arte   

Fiorenza Cedolins, Walter Fraccaro,Dolora Zajick, Vittorio Vitelli, Giacomo Prestia, Carlo Striuli,  Daniel Oren, Gianfranco De Bosio, Brilliant    

Adina Aaron, Scott Piper, Kate Aldrich, Giusepp e Garra, Enrico Giuseppe Iori, Paolo Pecchioli, Massimiliano Stefanelli, Franco Zeffirelli, Arthaus    

Daniela Dessì, Fabio Armiliato, Elisabetta Fiorillo, Juan Pons, Roberto Scandiuzzi, Stefano Palatchi, Miguel Angel, Gomez Martinez, JoséAntonio Gutierrez, Opus Arte    

Eszter Sümegi, Kostadin Andreev, Cornelia Helfricht, Igor Morosov, Pièr Dalàs, Janusz Monarcha, Ernst Märzendofer, Robert Herzl, EuroArts   

Norma Fantini, Marco Berti, Ildiko Komlosi, Mark Doss, Orlin Anastasov, Guido Jentjens Kazushi Ono, Robert Wilson,  Opus Arte    

Nina Stemme, Salvatore Licitra, Luciana D’Intino, Juan Pons, Matti Salminen, Günther Groissböck, Ádám Fischer, Nicolas Joël, Bel Air   

Violeta Urmana, Roberto Alagna, Ildikó Komlósi, Carlo Guelfi, Giorgio Giuseppini, Marco Spotti, Riccardo Chailly, Franco Zeffirelli Decca Records  

Violeta Urmana, Johan Botha, Dolora Zajick, Carlo Guelfi, Roberto Scandiuzzi, Stefan Kocan, Daniele Gatti, Stephen Pickover, Decca Records   

Tatiana Serjan, Rubens Pelizzari, Iano Tamar, Iain Peterson, Tigran Martirossian, Kevin Short,  Carlo Rizzi, Graham Vick, Unitel Classica    

Hui He, Marco Berti, Luciana D’Intino, Ambrogio Maestri, Giacomo Prestia, Roberto Tagliavini, Zubin Mehta, Ferzan Özpetek Arthaus   

Hui He, Fabio Sartori, Giovanna Casolla,Ambrogio Maestri, Adrian Sampetrean, Roberto Tagliavini, Omer Meir Wellber, La Fura dels Baus, Bel-Air Classique    

HuiHe, Marco Berti, Andrea Ulbrich, Ambrogio Maestri, Francesco Ellero D’Artegna,Roberto Tagliavini, Daniel Oren, Gianfranco De Bosio, OpusArte  

Susanna Branchini, Walter Fraccaro, Mariana Pentcheva, Alberto Gazale, George Anguladze, Carlo Malinverno, Antonino Fogliani, Joseph Franconi Lee, C Major   

Kristin Lewis, Fabio Sartori, Anita Rachvelishvili, George Gagnidze, Matti Salminen, Carlo Colombara, Zubin Mehta, Peter Stein, Unitel Classica 

Cinema:    

E’ importante citare che un film del 1953 per la “SCALERA FILM”, che porta la firma di Clemente Fracassi,  aveva ottenuto un gande successo: Sophia Loren interpretava Aida doppiata dalla voce di Renata Tebaldi; il baritono Afro Poli interpretava Amonasro. 

E’ anche importante segnalare che un’opera appartenente a questo genere colossale necessita di essere realizzata in spazi larghi: indicatissima è  l’Arena di Verona che, ogni anno, vede  migliaia di persone fra il pubblico; addirittura, in passato, nella scena trionfale, si facevano presenziare gli elefanti.

LE RIFLESSIONI di Lauretta: 

Il Khedivé d’Egitto, Ismail Pascià, commissiona un inno a Verdi il quale declina, esprimendo  che non scrive musica d’occasione. 

Camille Du Locle (Direttore dell’Opéra Comique di Parigi) gli spedisce un libretto  di Auguste Mariette con una storia che Verdi giudica valida per trarne un’opera storica egiziana per celebrare l’Inaugurazione del “Nuovo Teatro” de Il Cairo: per cui Verdi accetta, dal momento che giudica la storia vantaggiosa e teme che l’incarico venga dato a Wagner. 

La prima rappresentazione di “Aida” subisce un ritardo a causa della Guerra franco prussiana (scene e costumi sono bloccati) per cui il teatro è inaugurato con “Rigoletto”,  nel 1869. 

Per la “Marcia trionfale”, vengono ricostruite le antiche buccine egiziane che creano un grandissimo risultato, mentre “Aida” sortisce un successo immenso. 

La fama dell’opera è vivissima ancora oggi. 

La “prima” di “Aida”, a Il Cairo, il 24 dicembre 1871, è diretta da Giovanni Bottesini (direttore d’orchesta, contrabbassista e compositore). 

La “prima” italiana-europea, al Teatro “Alla Scala” di Milano, l’8 febbraio 1872, è considerata da Verdi come la “vera e propria prima rappresentazione”.

Sembra che l’Egitto sia stato una delle prime sedi sulla Terra degli Alieni. 

Nessuno sa spiegarsi il “PI GRECO” con cui sono state costruite le Piramidi e il loro allineamento: un enigma che ha disorientato gli Egittologi per molto tempo. 

Fra le Piramidi, a Giza, le tre più grandi  (Cheope, Chefren, Micerino) sono state costruite in punti dove le linee verticali invisibili delle stelle della Cintura di Orione cadono perpendicolari su tali Piramidi. 

Tali costruzioni sono famose tombe monumentali di regine e faraoni egiziani, create più di 4.500 anni fa e si sono conservate anche grazie al lavoro per preservarle.    

Fra i templi funerari, nella Necropoli di Tebe circondata da palme, troviamo quello di Seti I, che il faraone aveva iniziato a fare erigere presumibilmente verso la fine del suo regno; tempio funerario terminato da suo figlio Ramses II, detto il Grande. 

Possiede alcuni dei rilievi più particolareggiati dell’Egitto.    

Fra gli altri templi esiste quello di Luxor, sulla riva del Nilo, tempio che evidenzia molto bene la potenza dei Faraoni.
La sua costruzione inizia nel XIV secolo a.C., sotto Amenhotep III, è stato definito “il museo a cielo aperto più grande del Mondo” ed è incantevolissimo durante l’illuminazione serale: RAPPRESENTA DAVVERO LA FORZA E L’AUTOREVOLEZZA DEI FARAONI.  

A proposito della potenza faraonica, Verdi crea “Aida”, l’opera meravigliosa che celebra l’autorità dell’antico Egitto con l’intenzione di onorarne la grandezza di quel tempo, l’importanza del fiume Nilo per la vita del Paese e la grandezza dei lavori di apertura del Canale di Suez con la sua grande inaugurazione: tutto ciò porta al progresso di un’epoca più recente.    

Aida:  

L’amore verso Radamès è puro, celestiale e muore con lui mentre le sacerdotesse innalzano i loro canti sereni, come se nulla sia successo … 

Ma, fin da subito, nel I atto, il dramma interiore di Aida si evidenzia attraverso il rimorso, la passione, la preghiera: Radamès, scelto per difendere l’Egitto, è pericoloso per la vita di  suo padre, Amonasro, il Re dell’Etiopia, a cui riconosce il sacrificio di muovere guerra all’Egitto per liberarla e ridarle la patria. 

< Ritorna vincitor!… E dal mio labbro  uscì l’empia parola! Vincitor del padre mio… di lui che impugna l’armi  per me… per ridonarmi una patria, una reggia e il nome illustre che qui celar m’è forza.

< Struggete le squadre  dei nostri oppressor! Ah!  Sventurata che dissi?… e l’amor mio   

dunque scordar poss’io?  

< Numi, pietà del mio soffrir!  Speme non v’ha pel mio dolor.  

Nel III atto, Aida si reca al Tempio di Iside dove incontrerà  Radamès e, se sarà “l’ultimo addio”. 

“I cupi vortici” del Nilo “mi daran tomba e pace e, forse, oblio”: 

< O cieli azzurri, o dolci aure native, dove sereno il mio mattin brillò,   

< O verdi colli, o profumate rive, o patria mia, mai più ti revedrò!  

< O fresche valli, o queto asil beato, che un dì promesso dall’amor mi fu;  

< Or che d’amore il sogno è dileguato, o patria mia, non ti vedrò mai più!  

Bella romanza dalle cui parole si denotano l’attaccamento alla patria e il dolore di non poterla più vedere. 

Il suo stato d’animo è dolce e tormentato e ricorda con nostalgia i bei paesaggi, la nascita  nella sua Patria e l’ “inutile” sogno d’amore.

Radamès: 

Nel I atto, si nota il tenero amore di Radamès verso Aida più forte che verso la Patria, un amore ultraterreno ed emerge la speranza di Radamès di conquistarla; la dedica che le esprime, il dono che vorrebbe per lei, creatura celestiale, Dea: lei è un insieme di luce e di fiori. 

 < E a te, mia dolce Aida, Tornar di lauri cinto…

< Celeste Aida, forma divina, mistico serto di luce e fior, del mio pensiero tu sei regina,  tu di mia vita sei lo splendor.   

< Il tuo bel cielo vorrei ridarti, le dolci brezze del patrio suol; un regal serto sul crin posarti,    ergerti un trono vicino al sol.

Radamès-Aida: 

Nel III atto, l’amore reciproco e tormentato di Radamès e Aida è sublimato dal sacrificio: infatti, Aida cede al volere paterno, padre che è commosso e soddisfatto: la musica esprime bene e trascina chi ascolta e comprende tale sentimento. 

Giunge Radamès che incontra Aida: la rassicura che ama lei  e non la figlia del Faraone e che difenderà l’Etiopia, chiedendo di sposare Aida che, però, teme la rivalsa degli Egiziani e ha paura per lui: gli suggerisce di fuggire attraverso il deserto.

Duetto Radamès-Aida: 

< Vieni meco, insiem fuggiamo questa terra di dolore. Vieni meco t’amo, t’amo!  A noi duce fia l’amor.
Aida, convinta dal padre, chiede a Radamès dove passeranno per fuggire. 


Radamès:  

< Il sentier scelto dai nostri a piombar sul nemico fia deserto  fino a domani.

Aida: 

< E quel sentier?

Radamès: 

< Le gole di Napata…

Amonasro: 

(Si presenta tuonante)
< Di Napata le gole! Ivi saranno i miei.   


Radamès, senza volere, svela la strada delle sue truppe: viene meno al suo dovere e, subito, si rende conto di avere tradito l’Egitto. 

Aiuta Aida e il padre a fuggire e si consegna a Ramfis: “Sacerdote, io resto a te”.  

In questo duetto, “tradimento involontario a parte”, Radamès evidenzia il suo amor patrio attraverso il suo dramma e il suo altissimo senso dell’onore che non è molto d’accordo con l’amore per Aida che non smette di amare.

Aida soffre ma, per amor di patria, inganna Radamès, che tanto ama: il suo è davvero un amore combattuto ma, assieme a quello di Radamès, è amore eterno.      

E’ da notare che Aida e Radamès sono due personaggi differenti fra loro: Radamès è deciso a combattere gli Etiopi, a vincerli e a liberare Aida (“nemica”, in quanto Etiope) e pensa di unire l’amore per Aida e l’amore per la sua patria.

Al contrario, Aida si strugge per l’amore verso il padre e l’amore verso il suo “nemico” egiziano. 

Infatti, risulta chiaro che Radamès è  personalità sicura e Aida è un essere angosciato. 

Quindi, spesso, Verdi associa la musica allo spirito dei personaggi dell’opera, per cui rende chiaro il desiderio di libertà di Aida che, a causa dell’essere soffocato, le provoca tristezza e malinconia.      

Nel IV atto, Radamès è rinchiuso vivo; il suo unico  pensiero è Aida, che viva e che non venga a sapere della sua fine.

Intravede un’ombra, sente una voce; è Aida:

Radamès: 

< La fatal pietra sovra me si chiuse…  Ecco la tomba mia. Del dì la luce  Più non vedrò… Non revedrò più Aida. Aida, ove sei tu? Possa tu almeno viver felice e la mia sorte orrenda  Sempre ignorar! Qual gemito!… Una larva…  Una vision… No! forma umana è questa.  

Ciel! Aida!

Aida:

< Son io.

Radamès: 

< Tu… in questa tomba!

Aida: 

< Presago il core della tua condanna,  in questa tomba che per te s’apriva  Io penetrai furtiva…  e qui lontana da ogni umano sguardo  nelle tue braccia desiai morire.

I due innamorati non si lasceranno più e, nell’ultimo duetto, salutano la vita e la loro terra: struggente duetto Aida-Radamès: 

< O terra, addio; addio, valle di pianti…  sogno di gaudio che in dolor svanì.  A noi si schiude il ciel e l’alme erranti volano al raggio dell’eterno dì.

Aida, in base all’epoca di creazione, evidenzia lo spirito romantico dell’amore come “consacrazione” dell’uno verso l’altro: Aida abbraccia lo stesso destino di Radamès. 

Amonasro: 

Amonasro, Re Etiope, è un personaggio “breve”, ma fortemente INCISIVO che, nel II atto dell’opera, fra i prigionieri, nasconde la propria identità di Re degli Etiopi, ordinando tale cosa anche alla figlia (“Non mi tradir”) e si mostra diplomatico rivolgendosi al Re: “Ma tu, o Re, tu Signore possente a costoro ti volgi clemente”.

Gli Etiopi hanno perso la battaglia dopo aver invaso l’Egitto per liberare Aida, figlia del Re etiope, caduta prigioniera degli Egiziani.  

Giustamente e coraggiosamente, NON tralascia il suo volere la rivincita sugli Egiziani che hanno vinto lui e la sua Nazione e, nel III atto, esprime chiaramente quanto vorrebbe da Aida a causa della RAGION DI STATO per la quale, dopotutto Aida stessa è stata resa schiava.  

Per Amonasro – “Ei conduce gli Egizii: intendi?”.

Aida è indignata dalla proposta paterna affinché Radames fugga con lei nella “novella patria”: esiste la necessità, d’accordo, ma per lei è un tradimento verso l’uomo amato, però si sente costretta a cedere al ricatto psicologico e ossessivo che il padre le sottopone, volendo convincerla che rivedrà le grandi bellezze della sua terra  e che sarà “Sposa felice a lui che amasti tanto, tripudi immensi ivi potrai gioir”. 

Aida NON vuole ingannare l’uomo che ama, per cui il padre le ricorda i “giorni infausti” (“Pur rammenti che a noi terra l’egizio immite, le case, i tempii, e l’are profanò… trasse in ceppi le vergini rapite… madri… vecchi, fanciulli ei trucidò”).

Amonasro spiega alla figlia che sarà proprio lei a “strappare” il nome del “sentiero fia deserto fino a domani”, una volta che la figlia sarà “CONVINTA” e “DEGNA DELLA SUA PATRIA”, dopo che Amonasro la scrolla e quasi la maledice, facendola sentire “colpevole”: “Su, dunque! Sorgete, egizie coorti! Col fuoco struggete le nostre città… spargete il terrore, le stragi, le morti… al vostro furore più freno non v’ha  – Flutti di sangue scorrono sulle città dei vinti… vedi?… dai negri vortici si levano gli estinti… ti additan essi e gridano: per te la patria muor!”.  

Amonasro E’ IL RE: “IL RE ORDINA e COMANDA”. 

Riesce a rendere bene l’idea del modo subdolo e intimidatorio con cui si rivolge ad Aida per risolvere la situazione e che, poi, è costretta ad accettare per salvare la sua Patria, ossia un’intera nazione.

Fra parentesi: parecchie ragazze, nella nostra epoca, sono state costrette a sposarsi o a convivere per poter permettere interessi di famiglia, obbedendo al padre.

Un esempio: una mia collega era stata costretta dal padre a farsi ingravidare dal fidanzato perche’ – per sposarsi – aveva bisogno di vivere in una casa di proprietà del padre il quale  – cosi – rientrava in possesso di un suo bene, vincendo la causa con il proprio inquilino (!). 

Comunque, è da capire bene l’azione di violenza morale di Amonasro che viene esercitata; azione che, in futuro, potrebbe avere conseguenze gravi per la vita della figlia.

Amneris:     

Amneris-Aida:

Nel II atto, Amneris si incontra con Aida e finge di esserle amica:

< Fu la sorte dell’armi a’ tuoi funesta, povera Aida! Il lutto che ti pesa sul cor teco divido,  lo son l’amica tua…  

Provoca la confessione dell’amore di Aida per Radamès e la figlia del Re dell’Egitto non può fare a meno di palesare la sua gelosia:

< Trema, vil schiava! Spezza il tuo core; segnar tua morte può quest’amore; del tuo destino arbitra sono, d’odio e vendetta le furie ho in cor.

Aida è sincera, Amneris subdola e vendicativa.

Amneris-Radamès: 

Amneris:

< Ohimè!… morir mi sento! Oh! chi lo salva?  E in poter di costoro io stessa lo gettai! Ora a te impreco atroce gelosia, che la sua morte e il lutto eterno del mio cor segnasti! – Numi, pietà del mio straziato core. Egli è innocente, lo salvate, o Numi!

Sale il delirio di Amneris, che è sempre innamorata dell’eroe e, nonostante  maledica la sua gelosia, lo vuole salvare, implorando inutilmente i sacerdoti.

Il IV atto è tutto suo, praticamente.

MA NON riesce a fare assolvere Radamès. Anzi, ad un certo punto, disperata, rivolta ai Sacerdoti, constata “E li chiamano Ministri del Ciel” !    

E’ giusto ricordare, ad ogni modo, che, nel duetto del II atto, Amneris si comporta in modo viscido per arrivare a scoprire il vero sentimento di Aida verso Radamès. 

E’ la figlia del Faraone; è convinta di potere avere tutto (rivolta ad Aida: “Son tua rivale, figlia dei Faraoni”), ma anche lei è infelice come tantissimi esseri “mortali” e il suo amore per Radamès non è corrisposto.   

Anche Amneris soffre del suo amore: desiderio e vendetta lottano dentro di lei e nel IV atto si colgono i suoi pensieri:

< L’aborrita rivale a me sfuggia…  Dai Sacerdoti Radamès attende dei traditor la pena. Traditore  egli non è… 

< A morte! A morte!… Oh! che mai parlo? Io l’amo, Io l’amo sempre… Disperato, insano  è  quest’amor che la mia vita strugge. Oh! s’ei potesse amarmi! Vorrei salvarlo. E come?  

Si tenti! Guardie: Radamès qui venga.
Le Guardie conducono Radamès da Amneris:

< Già i Sacerdoti adunansi arbitri del tuo fato; pur dell’accusa orribile scolparti ancor t’è dato.

Radamès non vuole vivere da traditore e preferisce morire. Non sa più nulla di Aida e Amneris, che gli confessa il suo amore, gli svela che ella vive ancora, ma gli chiede di non vederla mai più, se vorrà salva la vita.
Radamès non può promettere. 

Continua il duetto tra Radamès e Amneris:

Radamès: 

< E’ la morte un ben supremo se per lei morir m’è dato; nel subir l’estremo fato gaudii immensi il cor avrà; l’ira umana più non temo,

Amneris: 

< Ah! chi ti salva?  De’ miei pianti la vendetta  or dal ciel si compirà.  

(Radamès parte circondato dalle Guardie, Amneris cade desolata su di un sedile.) 

Ramfis:  

E’ il gran sacerdote.

E’ il primo personaggio che appare, nell’opera, subito prima di Radamès.

Le sue decisioni sono importanti e, nel secondo atto, non è completamente d’accordo con la richiesta di Radamès, per cui acconsente alla liberazione dei prigionieri etiopi, salvo Aida e il padre, perché gli Etiopi – per lui – “la vendetta hanno nel cuor” e “correranno all’armi ancor”.

ATTO II: SCENA TRIONFALE 

Il popolo acclama e, grato della vittoria, glorifica l’Egitto (ossia, la Patria), Iside (la Divinità) e, subito dopo, colui che li governa (il Re). 

E il Re e l’Egitto vengono avvicinati alla luce.

Il coro inneggia all’Egitto trionfatore:
< Gloria all’Egitto, ad Iside  che il sacro suol protegge! Al Re che il Delta regge inni festosi alziam!
Gloria! Gloria! Gloria!  – Gloria al Re!  

< L’inno del popolo: come d’intorno al sole danzano gli astri in ciel! Inni festosi alziam al Re,  alziamo al Re. 

“Nel fortunato dì”: si annuncia la marcia trionfale: e, dinanzi al Re sfilano i soldati Egiziani, le fanfare, i carri di guerra, le insegne, le statue degli Dei e le danzatrici con i tesori.   


Aida, scorge il padre, gli muove incontro e lo abbraccia, ma lui le raccomanda: “Non mi tradir” (ossia, “Non fare sapere che io sono il Re etiope). 

Amonasro, Aida, il popolo, i prigionieri supplicano il Re:
< Ma tu, Re, tu signore possente, a costoro ti volgi clemente;  oggi noi siam percossi dal Fato,  … ma doman voi potria il Fato colpir.

I Sacerdoti lo esortano così:
< Struggi, o Re, queste ciurme feroci, chiudi il core alle perfide voci; fur dai Numi votati alla morte, or de’Numi si compia il voler!


Radamès è fiero, dolce, innamorato, nonostante il suo desiderio di potere; osserva il volto di Aida e prigionieri:
< Il dolor che in quel volto favella  al mio sguardo la rende più bella; ogni stilla del pianto adorato  nel mio petto ravviva l’amor. 

I PERDENTI e I VINCENTI: 

Amneris perde l’amore di Radamès.
Amonasro perde la vita e la Patria.

Aida e Radamès perdono la vita sulla Terra, ma la loro vita e il loro amore continuano in Cielo: loro sono i vincenti.  

AIDA: opera drammatica, è di tipo militare e mistico, dove il potere – effettivamente – appartiene ai sacerdoti, dove  l’amore dei tre giovani Aida-Amneris-Radamèsrisalta  e dove ci informa sulla Religione, sulla Storia e sull’Arte dell’Antico Egitto. 

AIDA: opera colossale, magnifica, meravigliosa, affascinante.


Battuto al computer da Lauretta 







Il tenore MARIO DEL MONACO canta “SE QUEL GUERRIER IO FOSSI … CELESTE AIDA”:

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SU DEL NILO AL SACRO LIDO:



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SCENA e MARCIA TRIONFALE:



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SCENA DEL NILO “ QUI, RADAMES VERRA’ “:



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Il tenore LUCIANO PAVAROTTI e il soprano MARIA CHIARA cantano il duetto finale “O TERRA ADDIO”:

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L’opera è tratta dal dramma “ADRIENNE LECOUVREUR” di Eugène Scribe e Ernest Legouvé con il libretto in 4 atti di Arturo Colautti.

Prima rappresentazione: Teatro “Lirico” di Milano, 6 novembre 1902, sotto la Direzione Orchestrale di Cleofonte Campanini, con Angelica Pandolfini, Enrico Caruso e Giuseppe De Luca.

Personaggi:

Maurizio, conte di Sassonia (tenore)
Il principe di Bouillon (basso)
L’abate di Chazeuil (tenore)
Michonnet, direttore di scena alla Comédie Française (baritono)
Quinault, socio della Comédie (basso)
Poisson, idem (tenore)
Un maggiordomo (tenore)
Adriana Lecouvreur della Comédie (soprano)
La principessa di Bouillon (mezzosoprano)
Mad.lle Jouvenot, socia della Comédie (soprano)
Mad.lle Dangeville, idem (mezzosoprano)
Una cameriera (comparsa)
Dame – Signori – Comparse – Servi di scena – Valletti (coro)    Balletto

Primi interpreti:   

Adriana Lecouvreur (soprano) Angelica Pandolfini,
Maurizio, Conte di Sassonia (tenore) Enrico Caruso
Michonnet, direttore di scena alla Comédie Française (baritono) Giuseppe De Luca 
Direttore: Cleofonte Campanini

Trama:

Epoca storica: Parigi, nel marzo del 1730


Atto I: Nel foyer della Comédie-Française. 

Sta per iniziare la rappresentazione di “Bajazet” di Racine, e il direttore di scena Michonnet è in grande movimento per le aspettative: nel medesimo lavoro tragico, sono presenti Adriana Lecouvreur e Mademoiselle Duclos (quest’ultima è protetta dal Principe di Bouillon). 

Mentre il sospettoso Principe di Bouillon visita le quinte per sapere come si  comporta la “sua” Duclos,  lo stesso Michonnet vorrebbe dichiararsi ad Adriana e spiegarle che ha deciso di sposarsi avendo ricevuto una piccola eredità, ma rimane deluso perché Adriana, a sua volta, gli confida che anche lei è innamorata.

Maurizio è il Conte di Sassonia in persona che vuole rimanere anonimo. 

Festino nel villino dell’attrice”: gli attori della “Comédie” sanno che la Duclos ha fatto da tramite per la moglie del protettore, la Principessa di Bouillon.

Adriana non lo conosce il Conte e desidera ottenere che il suo alfiere venga promosso e protetto, per cui si incontreranno dopo lo spettacolo: Maurizio riceve dall’attrice un mazzetto di violette (“La dolcissima effigie”).

L’Abate e il Principe di Bouillon fanno recapitare il biglietto scritto dalla Duclos, e organizzano ‘Un gaio ascolta commosso Adriana in scena’ (“Ecco il monologo”); Maurizio non potrà incontrare Adriana alla fine dello spettacolo e, durante l’intervallo, il Principe invita tutta la compagnia degli attori al villino della Duclos. 

Adriana è felice di sapere che è invitato anche il Conte di Sassonia, per cui accetta, sperando di poter parlare per perorare la causa del “suo” alfiere. 

Atto II: Il nido della Grange-Batelière, il villino della Duclos.   

Qui, la Principessa di Bouillon aspetta ansiosa Maurizio (“Acerba voluttà”).
Il Conte porta al petto le violette ricevute da Adriana: per non fare ingelosire la Principessa, finge che siano un omaggio per lei.
La Principessa parla dei nemici potenti che contrastano l’ascesa del Conte al trono di Polonia e vogliono l’arresto di chi pretende.
Maurizio vorrebbe partire, ma viene trattenuto dalla Principessa che, nuovamente ingelosita, vuole sapere il nome della nuova amante, ma l’arrivo improvviso del Principe, dell’Abate Chazeuil e degli attori interrompe la discussione (la donna si nasconde in uno stanzino).

Adriana giunge mentre l’Abate prepara il salone per la cena.
A lei viene presentato il Conte di Sassonia: grande sorpresa dell’attrice, ma i due si riappacificano (“Ma dunque è vero?”).

Michonnet deve assentarsi per discutere di una nuova parte con la Duclos.
L’Abate lascia intendere che la Duclos si trovi nascosta nello stanzino: Maurizio svela la verità ad Adriana che, per amor suo, aiuta “quella persona” a uscire dalla villa non riconosciuta.
Michonnet non farà entrare nessuno nella stanza.

Al buio, Adriana bussa alla porta dello stanzino, che si apre solo dopo che viene pronunciato il nome di Maurizio (“Sia! Non risponde”): le chiavi ricevute dallo stesso Principe vengono consegnate da Adriana alla donna misteriosa.
La Principessa, riconoscente, cerca invano di scoprire l’identità della sua salvatrice.
La Principessa teme che Adriana sia una sua rivale.
Le due donne rivendicano i propri diritti sul Conte ma, nel fuggire, la Bouillon perde un braccialetto che viene consegnato ad Adriana.

Atto III: A palazzo Bouillon. 

Qui, si sta per tenere un galà a cui sarà presente Adriana.
Assieme all’Abate, la Principessa cerca di conoscere l’identità della sua salvatrice sconosciuta.
Il Principe ordina di custodire con cura la “polvere di successione”, un veleno così potente che il solo respirarlo provoca la morte.
L’Abate inorridisce, ma la Principessa ascolta interessata.

La Principessa crede di riconoscerne la voce di Adriana e parla con astuzia circa Maurizio, per cui Adriana impallidisce, ma gioisce quando lo vede sano e salvo: a lui viene chiesto di raccontare una delle sue imprese militari (“Il russo Menscikoff”).
La Principessa è quasi certa del tutto, e Adriana inizia a sospettare, vedendo il Conte colloquiare con lei.

“Il giudizio di Paride” è il balletto che viene eseguito nella grande sala e tutti si domandano di chi fosse il braccialetto rinvenuto nel nido della Duclos, dopodiché Adriana mostra il braccialetto della Principessa, che viene riconosciuto dal Principe.
Le due donne si riconoscono e la Principessa, chiede – in segno di scherno – che l’attrice reciti qualcosa per il pubblico.
Adriana risponde alla sfida, declamando il “Monologo del richiamo” dalla “Fedra” di Racine.
Durante le ultime parole (“Come fanno le audacissime impure cui gioia è tradir”) indica la Principessa, che giura di vendicarsi mentre il pubblico applaude.

Atto IV: La casa di Adriana.   

Adriana non recita più da tempo: è delusa dall’amore.
E’ consolata dal solo Michonnet.

Si sente un po’ meno depressa a seguito di una visita dei suoi colleghi della Comédie, che le raccontano che la Duclos ha definitivamente abbandonato il Principe.
La supplicano di tornare in scena e Adriana acconsente, però si turba nel ricevere un cofanetto che sembra provenire da Maurizio.
Lo apre e viene colta da un breve malore, oltre a trovarvi – addolorata – il mazzo di violette che aveva donato a Maurizio.
Le sembra un gesto scortese, bacia e annusa ancora i fiori; dopodiché, li getta nel fuoco (“Poveri fiori”), convinta che la sua storia d’amore sia proprio finita.
Michonnet osserva che tale consegna può esserle stata fatta solo da una donna gelosa, dal momento che egli stesso aveva avvisato Maurizio, che si presenta in quello stesso istante.

Adriana è ancora offesa, ma è lieta di rivedere l’amato da cui riceve una proposta di matrimonio (“No, la mia fronte”). Ma Adriana inizia ad accusare un malore, e subito dopo inizia a delirare, convinta di essere a teatro, durante un suo spettacolo.
Il Conte, turbato, intuisce con Michonnet la verità: i fiori contenuti nel cofanetto, avvelenati, chiaramente erano stati inviati dalla Principessa di Bouillon. 

Non c’è rimedio, e i due assistono indifesi alla morte di Adriana (“Ecco la luce”).

Brani noti:

Io son l’umile ancella, romanza di Adriana (Atto I)
La dolcissima effigie, romanza di Maurizio (Atto I)
Ecco il monologo, romanza di Michonnet (Atto I)
Acerba voluttà, aria della Principessa (Atto II)
L’anima ho stanca, romanza di Maurizio (Atto II)
Sia! Non risponde, duetto tra Adriana e la Principessa (Atto II)
Il russo Menscikoff, romanza di Maurizio (Atto III)
Giusto Cielo! che feci in tal giorno?, monologo di Adriana (Atto III)
Intermezzo sinfonico (Atto IV)
Poveri fiori, romanza di Adriana (Atto IV) 

Incisioni note con:   

Giuseppina Cobelli, Lina Cavalieri, Mafalda Favero, Renata Tebaldi e, nel nostro tempo recente, con Leyla Gencer, Montserrat Caballé, Joan Sutherland, Raina Kabaivanska, Daniela Dessì, ma Magda Olivero è stata “l’Adriana” che Cilea riteneva ideale.  

LE RIFLESSIONI di Lauretta:

Adrienne Lecouvreur è una grande figura storica: è attrice come Mademoiselle Duclos (Marie-Anne de Châteauneuf), presso la “Comédie-Française” e l’ha sorpassata per avere reso la propria recitazione più attuale, nel suo tempo.

Nel marzo del 1730, muore e sembra che sia stata diffusa la voce secondo la quale la Principessa di Bouillon, l’avrebbe avvelenata, avendo entrambe, la relazione con Maurizio Ermanno, Conte di Sassonia.

Cilea, deciso a trarre un’opera da Adrienne Lecouvreur di Scribe e Legouvé, così spiega: «Fra i tanti lavori che lessi in quel tempo, mi colpì quello di Scribe e Legouvé. La varietà dell’azione che potevano offrirmi situazioni nuove ed eleganti, la fusione della commedia e del dramma nella cornice dell’ambiente settecentesco (che conoscevo bene), il passionale amore della protagonista toccarono il mio cuore e accesero la mia fantasia».

La musica ha lo stile tipico di Cilea, stile legato alla scuola napoletana, ma con influenza di Massenet e della tradizione francese.

La prima assoluta dell’opera consegue un enorme successo. 

Viene rappresentata in Italia e all’Estero ma, a partire dal 1910, l’opera viene un po’ lasciata in disparte. 

Dopo tagli e cambiamenti, dagli anni ‘30 in poi, Adriana Lecouvreur rientra fermamente in repertorio.

“ADRIANA LECOUVREUR”: è un’opera lirica molto fine, elegante e delicata che tratta una storia di amori, di intrighi, di potere, di odio, di morte; è un’opera che parla anche del drammaturgo Racine e del suo “Bajazet”, che mostra il bellissimo balletto mitologico del III atto (“Il giudizio di Paride”). 

Adriana Lecouvreur:

Lei, la protagonista, è una donna con l’intelligenza e la sensibilità proprie degli artisti ma, anche, determinata: come esempio da citare è il tenere testa alla Principessa di Bouillon accettando di recitare il monologo di Fedra e indicandola col dito, al termine. 

Può rivaleggiare – in campo amoroso – con la Principessa di Bouillon ma, Maurizio di Sassonia, alla fine, sceglie proprio Adriana.

Anche ad Adriana, essere umano con virtù e difetti, succede di provare gelosia e risentimento, ma NON commette atti cattivi: anzi, AIUTA la donna che non conosce, avendone, in cambio, la morte.

Un esempio della sua buona disposizione verso Maurizio: rimane molto sorpresa quando viene a conoscenza che lui non è l’alfiere di cui è innamorata, ma il Conte; lo perdona per il sotterfugio, però SA comprendere e giustificare il voler vivere in incognito per motivi politici.

Adriana muore proprio quando Maurizio, superata finalmente la sua fragilità-“dipendenza” verso la Principessa di Bouillon, le rivolge la domanda di matrimonio, superando la differenza sociale.

La Principessa di Bouillon e il suo operato:

Risulta chiaro che, nonostante – in quell’epoca vigessero usi e modi di pensare secondo l’educazione, la mentalità e le leggi del tempo – si tratta di OMICIDIO PREMEDITATO FREDDAMENTE da parte della Principessa di Bouillon: ai giorni nostri, sarebbe CONDANNABILE PENALMENTE perché si tratta di un CRIMINE, provocato da una PERCENTUALE ALTA di GELOSIA, per cui il DISTURBO PSICHICO è dovuto ad INSICUREZZA nata nella “notte dei tempi”.

La Principessa di Bouillon NON è innamorata di Maurizio, in quanto la gelosia – in generale – NON è indice di amore, dal momento che è una reazione emotiva alla PAURA di perdere la persona che si ama: infatti, da persona gelosa, è convinta che la persona amata le appartenga, pur volendole molto bene.

La Bouillon NON SA di avere un senso di possesso dell’amore; la Bouillon, idem, inconsciamente, ritiene che la presenza di Maurizio la faccia sentire bene. 

Tutto questo a causa della sua già citata INSICUREZZA.

La gelosia è il segnale di un timore forte che – inconsciamente – “ci comunica” che esiste un pericolo, ossia quello di perdere il sentimento della persona amata, perdita dovuta ad altri. 

Solitamente, la gelosia provoca un sentimento di abbandono, di esclusione e, di conseguenza, molto dolore. 

Però, se questo segnale di pericolo lo si conosce, la cosa può risultare utile e portare a migliorare il proprio comportamento. Questo sentimento è sempre stato presente in tutte le civiltà ed è presenziato in opere liriche, in canzoni, in romanzi, …

Sotto l’aspetto psicologico, la Principessa di Bouillon è, certamente, un personaggio interessante.  

Michonnet:

È un essere generoso e paziente, in genere, specialmente nel I atto, dove viene “strapazzato” per la vicinissima rappresentazione del lavoro di Jean Racine, lavoro per il quale si nutrono grandissime aspettative da parte di tutti che vogliono anche giudicare la differenza recitativa fra Adriana e la Duclos.

E’ capace di commuoversi ascoltando Adriana nel famoso “assolo”: “Ecco il monologo”.

Michonnet, con Maurizio, deduce che i fiori avvelenati con la “polvere” sono stati fatti recapitare ad Adriana dalla Principessa di Bouillon.

E’ da considerare che Michonnet è arguto, dal momento che egli stesso aveva capito che “tale consegna può esserle stata fatta solo da una donna gelosa” e che aveva già avvisato Maurizio, che un individuo si presenterà.

Michonnet ama davvero Adriana: si tratta di amore puro, vero, sotto tutti gli aspetti; forse, si potrebbe definire addirittura Amore verso il Prossimo.

Michonnet: senza dubbio, un grande personaggio. 

Maurizio di Sassonia:

Personalità “dipendente”.
Infatti, non sa staccarsi dal dominio che la Principessa di Bouillon esercita su di lui (una specie di complesso edipico da parte di Maurizio verso la sua protettrice) che, inconsciamente, arriva a procurargli una certa stanchezza psicologica (”L’anima ho stanca”).   

Il Principe di Bouillon:

Possiede “il controllo”, “il potere” conferitogli dal suo rango, il potere egoista di un uomo arido… 

Regala il villino e i gioielli alla sua amante di turno …

Ma non sa amare perché il suo interiore è “vuoto”.

Battuto al computer da Lauretta 

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Il soprano MAGDA OLIVERO canta “Io son l’umile ancella”:


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Il tenore MARIO DEL MONACO canta “La dolcissima effigie”:

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Il mezzosoprano ANNA MARIA FICHERA canta “Acerba voluttà”:

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VIRGINIA ZEANI

Virginia Zeani, nome d’arte di Virginia Zehan, nasce a Solovăstru il 21 ottobre 1925 e muore a West Palm Beach il 20 marzo 2023.

E’ un soprano rumeno, attivo dagli Anni Cinquanta agli Anni Settanta.

Studia Canto con il soprano Lydia Lipkowska e, poi, con il tenore Aureliano Pertile.

1948: debutta a Bologna come Violetta ne “La traviata”.

Il suo repertorio comprende oltre 70 ruoli, tra cui “I dialoghi delle Carmelitane” di Poulenc, che canta in “prima assoluta”.
La sua più famosa interpretazione è quella di Violetta, che canta in oltre 600 recite.

Si è spenta il 20 marzo 2023.

Cronologia:

1952: al Teatro “La Fenice” di Venezia, canta nella “Sinfonia n. 9” (Beethoven) diretta da Vittorio Gui con Boris Christoff.

1961: è Mimì ne “La bohème” con Giuseppe Di Stefano ed Angelo Nosotti, diretta da Luciano Rosada ed è Violetta Valéry ne “La traviata” nella trasferta al “Teatro Nazionale” a Belgrado, con Luciano Pavarotti e Mario Sereni, diretta da Ettore Gracis,

1964: è “Madama Butterfly”, diretta da Arturo Basile.

1973: canta in “Turandot” di Ferruccio Busoni.

1956: al Teatro “Alla Scala” di Milano, è Cleopatra nella “prima” di Giulio Cesare di Georg Friedrich Händel con Nicola Rossi-Lemeni, Giulietta Simionato, Franco Corelli e Mario Petri, diretta da Gianandrea Gavazzeni,

1957: è Bianca De La Force nella “prima” assoluta de “I dialoghi delle Carmelitane” (opera) con Gianna Pederzini, Scipio Colombo, Nicola Filacuridi, Leyla Gencer, Gigliola Frazzoni, Eugenia Ratti, Fiorenza Cossotto ed Alvinio Misciano, diretta da Nino Sanzogno.

1961: Stella, Olympia, Giulietta ed Antonia nella prima de “I racconti di Hoffmann” con Nicola Rossi Lemeni.

1966: è “Madama Butterfly” nella “prima” con Bruno Prevedi e Giangiacomo Guelfi.

1956: è Marguerite in “Faust” con Giuseppe Valdengo, alla “Wiener Staatsoper”.

1957: è Violetta Valéry ne “La traviata” con Gianni Raimondi e Rolando Panerai, diretta da Herbert von Karajan.

1960: è Micaela nell’opera “Carmen” con Giulietta Simionato e Walter Berry, diretta da André Cluytens.

1965: al “Grand Théâtre di Ginevra” è La jeune fille in “Alissa” di Raffaello de Banfield.

1966: Stella, Olympia, Giulietta, Antonia in “Les contes d’Hoffmann” con Rossi-Lemeni e José van Dam.

1969: è “Aida” nell’opera omonima diretta da Nello Santi.

1966: al “Metropolitan Opera House” è Violetta ne “La traviata” con Robert Merrill e Charles Anthony Caruso, diretta da Georges Prêtre.

1967: è Elena ne “I vespri siciliani” con Eugenio Fernandi, Bonaldo Giaiotti e Paul Plishka.

Vita privata:

E’ sposata dal 1958 con il basso italiano Nicola Rossi-Lemeni, scomparso nel 1991.

Entrambi sono Docenti di Canto all’Università dell’Indiana, contribuendo all’affermazione di diversi noti artisti, tra i quali Vivica Genaux e Sylvia McNair.

Vive a lungo a West Palm Beach, Florida.

Repertorio:

Repertorio operistico:

Amina, La sonnambula, Bellini
Elvira, I puritani, Bellini
Leila, I pescatori di perle, Bizet
Micaela , Carmen, Bizet
Margherita, Mefistofele , Boito
Turandot, Turandot, Busoni
Tatjana, Eugenio Onieghin, Čajkovskij
La Contessa, La dama di picche, Čajkovskij
Adriana Lecouvreur, Adriana Lecouvreur, Cilea
La jeune fille, Alissa, De Banfield
Adina, L’elisir d’amore, Donizetti
Miss Lucia Ashton, Lucia di Lammermoor, Donizetti
Linda di Chamounix, Linda di Chamounix, Donizetti
Maria di Rohan, Maria di Rohan , Donizetti
Fedora, Fedora, Giordano
Margherita, Faust, Gounod
Cleopatra, Giulio Cesare in Egitto, Händel
Nedda, Pagliacci, Leoncavallo
Mariella, Il piccolo Marat, Mascagni
Manon, Manon, Massenet
Carlotta, Werther, Massenet
Thaïs, Thaïs, Massenet
Magda, Il console, Menotti
Elisa, Elisa e Claudio, Mercadante
Fiora, L’amore dei tre re, Montemezzi
Zerlina, Don Giovanni, Mozart
Antonia, I racconti di Hoffmann, Offenbach
Giulietta, I racconti di Hoffmann, Offenbach
Olimpia, I racconti di Hoffmann, Offenbach
Stella, I racconti di Hoffmann, Offenbach
Serpina , La serva padrona, Pergolesi
Prima corifea, Assassinio nella cattedrale, Pizzetti
Bianca, I dialoghi delle Carmelitane, Poulenc
La donna, La voce umana, Poulenc
Manon Lescaut, Manon Lescaut, Puccini
Mimì, La bohème, Puccini
Musetta, La bohème, Puccini
Floria Tosca, Tosca, Puccini
Cio-Cio-San, Madama Butterfly, Puccini
Magda de Civry, La rondine, Puccini
Suor Angelica, Suor Angelica, Puccini
Giulia, La scala di seta, Rossini
Rosina, Il barbiere di Siviglia, Rossini
Desdemona, Otello, Rossini
Zelmira , Zelmira, Rossini
Contessa Adele, Il conte Ory, Rossini
Tamara, Il demone, Rubinstein
Alzira, Alzira, Verdi
Lina, Stiffelio, Verdi
Gilda, Rigoletto , Verdi
Violetta Valery, La traviata, Verdi
Duchessa Elena, I vespri siciliani , Verdi
Aida, Aida, Verdi
Desdemona, Otello, Verdi
Elsa, Lohengrin, Wagner
Senta, L’olandese volante, Wagner
Agata, Il franco cacciatore, Weber

Discografia parziale:

Virginia Zeani, 2009 Preiser
Il Mito dell’Opera – Virginia Zeani (Live Recordings 1957-1969), 2013 Bongiovanni
Zeani: Operatic Recital – Virginia Zeani, Decca
Zeani: One Fine Day – The Santa Cecilia Orchestra of Rome/Franco Patané/Virginia Zeani, Mastercorp
Pizzetti: Assassinio nella cattedrale – Ildebrando Pizzetti/Orchestra Sinfonica della RAI Radiotelevisione Italiana di Torino/Nicola Rossi-Lemeni, Milano Dischi
Puccini: Manon Lescaut – Virginia Zeani/Alberto Carusi/Leonida Bergamonti/Flaviano Labò/Guido Pasella/Alberto Rinaldi/Umberto Cattini/Coro e Orchestra del Teatro Municipale di Piacenza, Bongiovanni
Verdi: Rigoletto – Aldo Protti/RAI Symphony Orchestra, Milan/Nino Sanzogno/Nicola Zaccaria/Carlo Zampighi/Virginia Zeani, Bongiovanni
Verdi: La Traviata – The Hamburg Philharmonic State Orchestra/The Hamburg Sate Chorus/Napoleone Annovazzi/Virginia Zeani, 2010 Mastercorp

Battuto al computer da Lauretta

VIRGINIA ZEANI:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:VirginiaZeani.jpg

File:VirginiaZeani.jpg

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RICCARDO ZANDONAI

Riccardo Zandonai nasce a Borgo Sacco di Rovereto il 28 maggio 1883 e muore a Trebbiantico il 5 giugno 1944.

E’ un compositore e direttore d’orchestra italiano.

Inizia i suoi studi con Vincenzo Gianferrari, presso la Scuola Musicale della sua città.

1898-1901: prosegue gli studi con Pietro Mascagni al Liceo Musicale “Rossini” di Pesaro.

Durante la sua gioventù, compone molte musiche strumentali e vocali che delineano già il suo talento promettente e, oltre che Compositore, Zandonai è costante nella Direzione d’Orchestra.

1935: l’Accademia d’Italia gli conferisce il “Premio Mussolini” per le arti.

1940: viene nominato Direttore del Conservatorio di Pesaro.

All’epoca della morte, risiede nel Convento del “Beato Sante di Mombaroccio”, dove è sfollato a seguito del sequestro della sua abitazione da parte dei Nazisti.

1944: muore mentre è degente nell’ospedale di Trebbiantico, a causa delle complicanze di un’operazione urgente a cui si era sottoposto per rimuovere dei calcoli biliari.
1947: terminata la guerra, la salma viene trasportata a Rovereto e tumulata nel Cimitero di Borgo Sacco.

A seguito del contatto con gli ambienti musicali di Milano, Zandonai inizia la sua fortunata carriera di Compositore Teatrale:

. Torino, 1908: la sua prima opera è “Il grillo del focolare” (tratto dal lavoro di Charles Dickens).

. Milano 1911: un’opera di maggior successo è “Conchita” (di ambientazione spagnola, è tratta dal romanzo di Pierre Louÿs, “La Femme et le pantin”).

. Torino 1914: “Francesca da Rimini” (su libretto di Gabriele D’Annunzio, è il suo lavoro più conosciuto e più rappresentato).

. Roma, 1922: “Giulietta e Romeo” (ardente e passionale lavoro tratto dal celebre dramma di Shakespeare).

. Milano 1925: “I cavalieri di Ekebù” (da “La saga di Gösta Berling” di Selma Lagerlöf; opera diretta, in prima esecuzione, da Arturo Toscanini al Teatro “La Scala”, raccoglie grande e duraturo successo nel Nord Europa per merito dell’efficace rappresentazione di atmosfere tipiche della sensibilità nordica.

Altre opere teatrali di Zandonai sono:

. “La coppa del re” (1906, non rappresentata).
. “L’uccellino d’oro” (Rovereto, 1907).
. “Melenis” (Teatro “Dal Verme” di Milano, 13 novembre 1912, diretta da Ettore Panizza con Giovanni Martinelli; non ottiene successo).
. “La via della finestra” (Pesaro, 1919).
. “Giuliano” (Napoli, 1928).
. “Una partita” (Teatro “Alla Scala” di Milano, 1933, con Giuseppe Nessi).
. “La farsa amorosa” (Roma, 1933),
. “ll bacio” (Milano, postuma, 1954).

Tali opere sono influenzate dal “Verismo”, in cui Zandonai dimostra di avere una vena melodica fluente sostenuta dalle sue grandi capacità di Orchestratore: da non dimenticare che Zandonai viene profondamente influenzato dai lavori di Wagner, Debussy e Richard Strauss < da cui riprende l’arditezza delle armonie, la cura nella strumentazione e i raffinati impasti coloristici e timbrici >.
Le sue opere esprimono il suo vivo senso teatrale, che gli fa preferire < la caratterizzazione dei singoli personaggi piuttosto che la pittura di ambienti e atmosfere >.

Opere sinfoniche, cameristiche e vocali:

Accanto ai lavori teatrali, Zandonai crea molte composizioni sinfoniche, cameristiche e vocali, meno conosciute ma di valore elevato.

Zandonai è uno strumentatore raffinato e conosce profondamente l’orchestra sinfonica, per cui in grado di comporre poemi sinfonici (“Primavera in Val di Sole”, “Quadri di Segantini”), Musica per il Cinema e Composizioni per Strumento Solista, tra cui il “Concerto romantico per violino e orchestra”.

Nel “Cameristico”, ricordiamo il “Trio-Serenata per pianoforte, violino e violoncello” (del 1943) e vari cicli di “Melodie per canto e pianoforte” su testi di Giovanni Pascoli (tra cui “L’assiuolo”), Antonio Fogazzaro, Ada Negri, Paul Verlaine e Henry Mildmay (“I due tarli”).

Idem, è ampia la produzione di Musiche per Coro, tra cui la suggestiva “Messa da Requiem”.

Produzione musicale:

Opere liriche:

Archivio Storico Ricordi:

. La coppa del re, libretto di Gustavo Chiesa (atto unico – mai eseguita, composta nel 1906 ca.)

. L’uccellino d’oro, libretto di Don Giovanni Chelodi (in 3 atti – prima rappresentazione al Ricreatorio Parrocchiale di Sacco, 13 gennaio 1907)

. Il grillo del focolare, libretto di Cesare Hanau (in 3 atti – prima rappresentazione al Teatro Politeama Chiarella di Torino, 28 novembre 1908)

. Conchita, libretto di Maurice Vaucaire e Carlo Zangarini (in 4 atti – prima rappresentazione al Teatro Dal Verme di Milano, 14 ottobre 1911)

. Melenis, libretto di Massimo Spiritini e Carlo Zangarini (in 3 atti – prima rappresentazione al Teatro Dal Verme di Milano, 13 novembre 1912)

. Francesca da Rimini, libretto di Tito Ricordi II, riduzione della tragedia di Gabriele D’Annunzio (in 4 atti – prima rappresentazione al Teatro Regio di Torino, 19 febbraio 1914)

. La via della finestra, libretto di Giuseppe Adami (in 3 atti – prima rappresentazione al Teatro Rossini di Pesaro, 27 luglio 1919)

. Giulietta e Romeo, libretto di Arturo Rossato e Matteo Bandello (in 3 atti – prima rappresentazione al Teatro Costanzi di Roma, 14 febbraio 1922)

. I cavalieri di Ekebù, libretto di Arturo Rossato (in 4 atti – prima rappresentazione al Teatro Alla Scala di Milano, 7 marzo 1925)

. Giuliano, libretto di Arturo Rossato (in 2 atti – prima rappresentazione al Teatro San Carlo di Napoli, 4 febbraio 1928)

. Una partita, libretto di Arturo Rossato (atto unico – prima rappresentazione al Teatro Alla Scala di Milano, 19 gennaio 1933)

. La farsa amorosa, libretto di Arturo Rossato (in 3 atti – prima rappresentazione al Teatro dell’Opera di Roma, 22 febbraio 1933)

. Il bacio, libretto di Arturo Rossato e Emidio Mucci (in 3 atti, incompleta – prima rappresentazione postuma alla RAI di Milano, 10 marzo 1954)

Altri lavori significativi:

1909 – Serenata medioevale

1914-1918 – Terra nativa:
. Primavera in Val di Sole
. Autunno fra i monti

1919 – Concerto romantico per violino e orchestra
1929 – Ballata eroica
1929 – Fra gli alberghi delle Dolomiti
1930-1931 – Quadri di Segantini
1932 – Il flauto notturno
1934 – Spleen
1934 – Concerto andaluso per violoncello e orchestra
1935 – Colombina, ouverture
1937 – Rapsodia trentina
1940 – Biancaneve, balletto (prima esecuzione al Teatro dell’Opera di Roma, 31 marzo 1951. Coreografia di Guglielmo Morresi)
1943 – Trio-Serenata

Discografia selezionata:

. Francesca da Rimini, dir. Franco Capuana, Orchestra e Coro del Teatro Verdi di Trieste, interpreti principali Leyla Gencer (Francesca), Renato Cioni (Paolo il Bello), Anselmo Colzani (Giovanni lo sciancato) – Fonit Cetra 1961 (CD Arkadia 1993)

. Francesca da Rimini, dir. Nello Santi, Orchestre National de France, interpreti principali Ilva Ligabue (Francesca), Ruggiero Bondino (Paolo il Bello), Aldo Protti (Giovanni lo Sciancato) – Rodolphe 1997 (reg. 1976)


. I cavalieri di Ekebù, dir. Gianandrea Gavazzeni, Orchestra e Coro della RAI di Milano, Fiorenza Cossotto (la Comandante), Gina Longobardo Fiordaliso (Anna), Lando Bartolini (Gösta Berling) – Fonit Cetra 1983

. Il bacio, dir. Molinari Pradelli, Pagliughi, Mercuriali – GOP 1954

. Concerto romantico per violino e orchestra (riduzione dell’autore per violino e pianoforte), Margit Spirk, violino, Mario Patuzzi, pianoforte – Alpenland 1983

. Melodie per voce e pianoforte, Alide Maria Salvetta, soprano, Max Ploner, pianoforte – Ricordi 1968

. Trio-Serenata per pianoforte, violino e violoncello, Margit Spirk, violino, Marta Prodi, violoncello, Nicola Sfredda, pianoforte – PM Classic 1987

. Verdi, Puccini, Zandonai: Quartetti per archi, Quartetto di Venezia – Dynamic 2004
. Composizioni da camera e per piccola orchestra, Ensemble Zandonai (dir. G. Guarino), Tactus 2004 (cofanetto 3 CD)

Battuto al computer da Lauretta

RICCARDO ZANDONAI, nel 1935:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Riccardo_Zandonai_(1935)_-_Archivio_Storico_Ricordi_FOTO003142.jpg


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FRANCESCA DA RIMINI, “INGHIRLANDATA DI VIOLETTE:




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GIORGIO ZANCANARO

Giorgio Zancanaro nasce a Verona il 9 maggio 1939.

E’ un Baritono italiano.

I suoi primi anni di lavoro li svolge in Polizia.

Metà Anni Sessanta: si dedica seriamente al Canto, per mezzo dello studio con Maria Pelanda.

1969: vince il “Concorso per Voci Verdiane” di Busseto che gli apre la strada del debutto – per l’anno successivo – a Mantova, come Riccardo de “I Puritani”.

In seguito, canta nei principali teatri italiani, in opere ne “I masnadieri”, “Luisa Miller”, “La traviata”, presenziando come uno dei maggiori baritoni verdiani della sua generazione e con un’attività internazionale che lo porta nei principali teatri di Londra, Parigi, Vienna e Barcellona.

1982: suo importante debutto a “La Scala” come Ford in “Falstaff”.

Negli anni successivi, a “La Scala”, sarà “Guglielmo Tell” (inaugurazione 1988), “Attila”, Monforte ne”I vespri siciliani” (inaugurazione 1989), sotto la direzione di Riccardo Muti.

Idem, 1982: debutta al “Metropolitan Opera” di New York come Renato in “Un ballo in maschera”.

Sempre, nel 1982: canta al “Festival di Orange”, in “Don Carlo”.

1985: è al “Festival di Bregenz” ne “I Puritani”.

Il suo repertorio spazia dal belcanto di “Guglielmo Tell” al Verismo di “André Chénier”, spiccando, in particolare, in quello verdiano: “Rigoletto”, “La forza del destino”, “Il trovatore”.
Suoi altri ruoli: Escamillo in “Carmen”, Ashton in “Lucia di Lammermoor”, Scarpia in “Tosca”.

Si ritira dal Canto dai primi anni 2000.

Repertorio:

Vincenzo Bellini
. I puritani (Riccardo)

Georges Bizet
. Carmen (Escamillo)

Gaetano Donizetti
. Lucia di Lammermoor (Lord Enrico Asthon)

Umberto Giordano
. Andrea Chénier (Carlo Gérard)

Ruggero Leoncavallo
. Pagliacci (Prologo, Tonio)

Pietro Mascagni
. Cavalleria rusticana (Compar Alfio)

Giacomo Puccini
. La bohème (Marcello)
. Tosca (Il barone Scarpia)
. Madama Butterfly (Sharpless)
. Il tabarro (Michele)

Gioachino Rossini
. Guglielmo Tell (Guglielmo Tell)

Nino Rota
. Il cappello di paglia di Firenze (Emilio)

Giuseppe Verdi
. Ernani (Carlo V d’Asburgo)
. Nabucco (Nabucodonosor)
. Attila (Ezio)
. I masnadieri (Francesco Moor)
. Luisa Miller (Miller)
. Rigoletto (Rigoletto)
. Il trovatore (Il Conte di Luna)
. La traviata (Giorgio Germont)
. I vespri siciliani (Guido di Monforte)
. Simon Boccanegra (Simon Boccanegra)
. Un ballo in maschera (Renato)
. La forza del destino (Don Carlo di Vargas)
. Don Carlo (Rodrigo)
. Aida (Amonasro)
. Otello (Jago)
. Falstaff (Ford)

Discografia:

. Il cappello di paglia di Firenze con Ugo Benelli, Alfredo Mariotti, Viorica Cortez, Daniela Mazzucato – RCA 1975
. Il trovatore (video) con Raina Kabaivanska, Franco Bonisolli, Giancarlo Luccardi, dir. Bruno Bartoletti – Eurodisc 1975
. Il trovatore con Placido Domingo, Rosalind Plowright, Brigitte Fassbaender, E.Nesterenko, dir. Carlo Maria Giulini – DG 1983
. Don Carlo (DVD) con Luis Lima, Ileana Cotrubas, Robert Loyd, Bruna Baglioni, dir. Bernard Haitink – Castle Vision 1985
. Andrea Chenier con José Carreras, Eva Marton, dir. Giuseppe Patanè – CBS 1985
. La forza del destino con Mirella Freni, Plácido Domingo, Paul Pliska, Sesto Bruscantini, dir. Riccardo Muti – EMI 1986
. Madama Butterfly (DVD) con Yasuko Hayashi, Peter Dvorski, dir. Keita Asart – Pioneer Artist 1986
. Guglielmo Tell con Chris Merritt, Cheryl Studer, Luigi Roni, dir. Riccardo Muti – Philips 1988
. Rigoletto con Daniela Dessì, Vincenzo La Scola, Paata Burchuladze, dir. Riccardo Muti – EMI 1988
. I vespri siciliani con Chris Merritt, Cheryl Studer, Ferruccio Furlanetto, dir. Riccardo Muti – EMI 1989
. Attila (DVD) con Samuel Ramey, Cheryl Studer, Kaludi Kaludov, dir. Riccardo Muti – Fonit-Cetra 1991
. La traviata (DVD) con Edita Gruberová, Neil Shicoff, dir. Carlo Rizzi – Teldec 1992
. Tosca con Carol Vaness, Giuseppe Giacomini, dir. Riccardo Muti – Philips 1992

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GIORGIO ZANCANARO:
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DON CARLO di Verdi, “IO MORRO’ MA LIETO IN CORE” (Morte del Marchese di Posa):

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ATTILA di Verdi, “E’ GETTATA LA MIA SORTE”:

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MARA ZAMPIERI

Mara Zampieri nasce a Padova il 30 gennaio 1951.

E’ un soprano italiano.

Studia presso il Conservatorio di Padova sotto la guida della Maestra Iris Adami Corradetti.

1974: a Parma, vince il Premio relativo al “Concorso Corale Verdi”
e, dopo la vincita del Concorso “Beniamino Gigli”, a Macerata, debutta a Pavia con “I pagliacci” di Ruggero Leoncavallo.

Stagione Lirica 1977/78: debutta a “La Scala” nell’opera “I masnadieri” di Verdi, autore, di cui, in seguito, sosterrà diversi ruoli operistici.
Importante: la rappresentazione di “Un ballo in maschera” diretta da Claudio Abbado (nella quale Mara Zampieri sostiene il ruolo di Amelia), viene teletrasmessa in tutto il Mondo.

Inizialmente, il suo repertorio comprende le grandi parti di soprano di opere italiane che canta in tutti i principali Teatri d’Opera e Festival d’Europa e dell’America latina.
Da ricordare che canta in “Aida” e in “Norma” all’ “Arena” di Verona.

Canta in “Tosca” al “Covent Garden”.

1979: debutta al fianco di Plácido Domingo presso la “Wiener Staatsoper”.

1991: dopo aver ampliato il suo repertorio, sempre presso la “Wiener Staatsoper”, è la protagonista nell’opera “Salomè” di Richard Strauss.

1994: a Monaco di Baviera, tiene il suo primo “Recital”.
Da allora, si dedica agli spettacoli d’Opera, da Camera ed ai Concerti.

2013/14: per l’Inaugurazione della Stagione Lirica de “La Scala”, la Signora Zampieri ricopre la piccola parte di Annina, ne “La Traviata” (con Diana Damrau).

Presta la sua voce alla primadonna, nel film “E la nave” di Fellini.

Repertorio:

Repertorio operistico:   

. Imogene, Il pirata, Bellini
. Norma, Norma, Bellini
. Wally, La Wally, Catalani
. Adriana Lecouvreur, Adriana Lecouvreur, Cilea
. Anna Bolena, Anna Bolena, Donizetti
. Maria Stuarda, Maria Stuarda, Donizetti
. Antonina, Belisario, Donizetti
. Elisabetta I, Roberto Devereux, Donizetti
. Maddalena di Coigny, Andrea Chénier, Giordano
. Fedora, Fedora, Giordano
. Armide, Armide, Gluck
. Praskowja, La vedova allegra, Lehár
. Nedda, Pagliacci, Leoncavallo
. Mamma Lucia e/o Santuzza, Cavalleria rusticana, Mascagni
. Chimène, Le Cid, Massenet
. Elaisa, Il giuramento, Mercadante
. Vitellia, La clemenza di Tito, Mozart
. Emma, Chovanščina, Musorgskij
. Giulietta, Les contes d’Hoffmann, Offenbach
. Anna, Le Villi, Puccini
. Manon Lescaut, Manon Lescaut, Puccini
. Floria Tosca, Tosca, Puccini
. Minnie, La fanciulla del West, Puccini
. Giorgetta, Il tabarro, Puccini
. Herodiade e/o Salome, Salome, Strauss
. Abigaille, Nabucco, Verdi
. Elvira, Ernani, Verdi
. Odabella, Attila, Verdi
. Lady Macbeth, Macbeth, Verdi
. Amalia, I masnadieri, Verdi
. Luisa Miller, Luisa Miller, Verdi
. Lina, Stiffelio, Verdi
. Leonora, Il trovatore, Verdi
. Annina, La traviata, Verdi
. Amelia Grimaldi , Simon Boccanegra, Verdi
. Amelia, Un ballo in maschera, Verdi
. Elisabetta di Valois, Don Carlo, Verdi
. Aida, Aida, Verdi
. Francesca da Rimini, Francesca da Rimini, Zandonai

Onorificenze:

. Medaglia d’oro della Croce Rossa Italiana
. La Madalha de Mérito Cultura de Portugal
. 1988 Kammersänger della Wiener Staatsoper
. Membro onorario della Wiener Staatsoper

Discografia:

Album dal vivo:

. Verdi: Luisa Miller, diretto da Ken-Ichiro Kobayaschi – Reggio Emilia 11.I.1976
. Verdi: Ernani, diretta da Francesco Molinari Pradelli – Trieste 2.III.1979
. Verdi: Un ballo in maschera, diretta da Claudio Abbado – Milano 31.I.1978
. Mercadante: Il giuramento, diretto da Gerd Albrecht – Wien 9.IX.1979
. Verdi: Attila, diretta da Giuseppe Sinopoli – Wien 21.XII.1980
. Donizetti: Belisario, diretto da Gianfranco Masini – Buenos Aires 31.V.1981
. Puccini: La fanciulla del West, diretta da Lorin Maazel con Domingo/Pons – Milano 1991 Sony
– Verismo heroines – Mara Zampieri, 2014 MYTO

Registrazioni in studio:

. Verdi: Macbeth, diretta da Giuseppe Sinopoli con Renato Bruson, Neil Shicoff, Robert Lloyd – Philips (1983)

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MARA ZAMPIERI:
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UMBERTO GIORDANO, FEDORA: “O GRANDI OCCHI LUCENTI DI FEDE”

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Ermanno Wolf-Ferrari nasce a Venezia il 12 gennaio 1876 e muore a Venezia il 21 gennaio 1948.

E’ un compositore italiano.

Nasce a Venezia da padre tedesco e da madre italiana con il nome di Ermanno Wolf dopodiché, nel 1895, aggiunge al proprio cognome quello materno, Ferrari.

Per Wolf-Ferrari la Musica non è il suo interesse primario (infatti, da bambino desidera diventare un pittore, proprio come il padre e il fratello Teodoro), ma studia Musica fin dalla prima infanzia e, la sua formazione musicale, si svolge tra Venezia e Monaco di Baviera, dove si rende conto del proprio futuro di compositore.

Lascia il Conservatorio di Monaco all’età di 19 anni e ritorna a Venezia, dove lavora come Maestro di Coro e conosce Arrigo Boito e Giuseppe Verdi.

L’esito della sua opera “Cenerentola” è infelice e spinge Wolf-Ferrari a soggiornare nuovamente a Monaco.

Il proprio stile operistico lo rinnova progressivmente osservando i suoi modelli: Mozart e Rossini; sono loro per la loro leggerezza, ma anche la tarda esperienza verdiana, in particolare, quella dell’opera “Falstaff”.

E’ impegnato per circa trent’anni come Operista: l’incontro con il Teatro di Carlo Goldoni è molto fortunato, da cui traspone in musica “Le donne curiose” (1903), “I quatro rusteghi” (1906), “La vedova scaltra” (1931) ed “Il Campiello” (1936).
In queste opere, Wolf-Ferrari rappresenta il Settecento come modello di eleganza, compostezza ed equilibrio formale: ossia, i motivi principali del loro successo conseguito nei teatri di tutto il Mondo.

E’ Direttore d’Orchestra, al Teatro “Coccia” di Novara, ne “La forza del destino” di Verdi.

Negli ultimi anni di vita, Wolf-Ferrari sceglie di dedicarsi soprattutto alla produzione strumentale.

Nonostante la “Seconda Scuola” di Vienna, emerge un senso di spontanea cantabilità e trasparenza, per cui scrive pagine come la “Suite Concertino per fagotto e orchestra”, del 1932 e l’ “Idillio-Concertino per oboe, due corni e archi”.
1936: nascono la “Suite Veneziana” e un “Trittico per orchestra”.

Anni della Seconda Guerra Mondiale: vengono creati il “Concerto per violino” e il “Concerto per violoncello” (1944).
E’ da ricordare, nell’ultimissimo periodo di vita del Musicista, un’interessante composizione “Piccolo Concerto per corno inglese, due corni e archi” (del 1947), un anno prima del suo decesso, a Venezia in “Palazzo Malipiero”, in cui trascorre gli ultimi anni della sua vita, ricevendo le visite dei suoi moltissimi estimatori.

Composizioni:

< Negli ultimi anni è in corso un recupero della sua musica strumentale da parte del Pianista Costantino Catena, che ha registrato le sue “Opere per Pianoforte”, le “Sonate per violino e pianoforte”, la “Sonata per violoncello e pianoforte” e il “Quintetto per pianoforte” per l’etichetta “Brilliant Classics”.

< Il lavoro di Wolf-Ferrari non è eseguito molto frequentemente (ad eccezione di molte delle sue Ouvertures e del suo intermezzo da “I gioielli della Madonna”) sebbene egli sia generalmente considerato il miglior scrittore di opere comiche italiane del suo tempo. Le sue opere ricordano spesso l’opera buffa del Settecento, ma egli scrisse anche opere più ambiziose alla maniera di Pietro Mascagni.

Opere liriche:

. Irene, composta nel 1895–6, ma non rappresentata
. La Camargo, Maria Pezzé Pascolato, da Alfred de Musset, composta nel 1897, ma non pubblicata
. Cenerentola (più tardi riveduta come Aschenbrödel), fiaba musicale, 3 atti, Maria Pezzè Pascolato, da Charles Perrault, 22 febbraio 1900, Venezia, Teatro La Fenice
. Le donne curiose (Die neugierigen Frauen), 3 atti, Luigi Sugana, da Carlo Goldoni, 27 novembre 1903, Monaco di Baviera, Residenztheater
. I quatro rusteghi (Die vier Grobiane), 3 atti, Luigi Sugana e Giuseppe Pizzolato, da Carlo Goldoni, 19 marzo 1906, Monaco di Baviera, Hoftheater
. Il segreto di Susanna (Susannens Geheimnis), intermezzo, 1 atto, Enrico Golisciani, 4 dicembre 1909, Monaco di Baviera, Hoftheater
. I gioielli della Madonna (Der Schmuck der Madonna), 3 atti, Enrico Golisciani e Carlo Zangarini, 23 dicembre 1911, Berlino, Kurfürstenoper
. L’amore medico (Der Liebhaber als Arzt), 2 atti , Enrico Golisciani, da L’amore medico di Molière , 4 dicembre 1913, Dresda, Semperoper
. Gli amanti sposi, opera giocosa, 3 atti, Luigi Sugana, Giuseppe Pizzolato, Enrico Golisciani e Giovacchino Forzano, da Il ventaglio di Carlo Goldoni (1765), 19 febbraio 1925, Venezia, Teatro La Fenice
. Das Himmelskleid (La veste di cielo), leggenda , 3 atti, proprio, da Pelle d’asino di Charles Perrault, 21 aprile 1927, Monaco di Baviera, Nationaltheater
. Sly, 3 atti, Giovacchino Forzano, da La bisbetica domata di Shakespeare, 29 dicembre 1927, Milano, Teatro alla Scala
. La vedova scaltra, 3 atti, Mario Ghisalberti, da Carlo Goldoni, 5 marzo 1931, Roma, Teatro dell’Opera
. Il campiello, commedia lirica, 3 atti, Mario Ghisalberti, da Carlo Goldoni, 12 febbraio 1936, Milano, Teatro Alla Scala
. La dama boba, commedia lirica , 3 atti, Mario Ghisalberti, da Lope de Vega,16 giugno 1937, Magonza, Stadttheater
. Gli dei a Tebe (Der Kuckuck in Theben), 3 atti, Mario Ghisalberti, da Ludwig Strecker, 4 giugno 1943, Hannover, Staatsoper

Musica vocale:

. Otto cori (1898)
. La sulamite, canto biblico in due parti per soli, coro, orchestra e organo op. 2 (1898)
. Talitha Kumi (La figlia di Giairo), oratorio per tenore, 2 baritoni, coro e orchestra op. 3 (1900). Dall’episodio detto Talitha kumi del Vangelo secondo Marco
. Quattro rispetti per voce e pianoforte op. 11 (1902)
. Quattro rispetti per voce e pianoforte op. 12 (1902)
. La vita nuova, cantica su parole di Dante per soprano, baritono, coro e orchestra op. 9 (1905 al Teatro La Fenice di Venezia con Giuseppe Pacini)
. Canzoniere: 44 rispetti, stornelli ed altri canti su versi popolari toscani, per voce e pianoforte op. 17 (1936)
. La passione, su testi tradizionali toscani, per coro op. 21(1939); anche per voce e pianoforte (1940)

Musica da camera:

. Quintetto per archi (1894)
. Sonata n.1 per violino e pianoforte op. 1 (1895)
. Trio n.1 per pianoforte, violino e violoncello in re maggiore op. 5 (1898)
. Quintetto con pianoforte op. 6 (1900)
. Trio n.2 per pianoforte, violino e violoncello in fa diesis maggiore op. 7 (1900)
. Sinfonia da camera per archi e fiati con pianoforte obbligato op. 8 (1901)
. Sonata n.2 per violino e pianoforte op. 10 (1901)
. Quartetto per archi op. 23 (1940)
. Quintetto per archi op. 24 (1942)
. Sonata per due violini e pianoforte op. 25 (1943)
. Sonata n.3 per violino e pianoforte op. 27 (1940 ca.)
. Sonata per violoncello e pianoforte op. 30 (1945)
. Trio per archi op. 32 (1945)
. Duo per viola d’amore (o viola da gamba) e violino (o violoncello) op. 33 (1946)
. Introduzione e balletto per violino e violoncello op. 35 (1946)

Musica sinfonica:

. Serenata per archi (1893)
. Idillio-concertino per oboe, due corni e archi op. 15 (1933)
. Suite-concertino per fagotto, due corni e archi op. 16 (1933)
. Suite veneziana, per piccola orchestra op. 18 (1936)
. Trittico op. 19 (1936)
. Divertimento in re op. 20 (1937)
. Arabeschi op. 22 (1940)
. Concerto in re maggiore op. 26 per violino e orchestra (1943). Dedicato a Guila Bustabo
. Symphonia brevis op. 28 (1947)
. Concerto per violoncello (Invocazione) op. 31 (1944)
. Concertino per corno inglese, due corni e archi op. 34 (1947)
. Chiese di Venezia (1948, orchestrazione incompleta)

Musica pianistica:

. Sei pezzi facili (1898)
. Tre Impromptus op. 13 (1904)
. Tre pezzi op. 14 (1905)

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ERMANNO WOLF-FERRARI:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Ermanno_Wolf-Ferrari.jpg

File:Ermanno Wolf-Ferrari.jpg

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I QUATRO RISTEGHI, INTERMEZZO:  https://youtu.be/su8nEthSxvg

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WOLFGANG WINDGASSEN

Wolfgang Windgassen nasce ad Annemasse il 26 giugno 1914 e muore a Stoccarda l’8 settembre 1974.

E’ un tenore tedesco.

1941: canta a Pforzheim.

1945: passa all’ “Opera” di Stoccarda, dove rimane fino al 1972.

Si esibisce frequentemente a Bayreuth come interprete degli eroi wagneriani, però il suo repertorio comprende anche opere di Gluck, Weber, Puccini, Strauß, Hindemith.

E’ stato riferito che:
< Con una voce di suadente metallo ben timbrato, di ampia duttilità di emissione e di finissima sensibilità, raggiunse esiti suggestivi anche nei vigorosi passaggi drammatici.
Secondo il critico Elvio Giudici, la sua massima prova la diede nella “Tetralogia” diretta da Georg Solti, interpretando il ruolo di Siegfried >.

1951: da tale anno, debutta sulla scena di Bayreuth che domina letteralmente fino al 1970, interpretando tutti i principali eroi wagneriani

1953: per la prima volta ricopre il ruolo di Siegfried che, dopo le gigantesche interpretazioni dei suoi predecessori Max Lorenz e Lauritz Melchior, diventa suo fino al ritiro.

Secondo la Critica: < Con Windgassen il personaggio di eroe facilone acquisisce sensibilità e candore giovanili, profondità psicologica e malinconia sulla quale “strada” si inseriranno buona parte dei principali cantanti wagneriani del futuro (René Kollo e soprattutto Siegfried Jerusalem) >.

Sue partner femminili protagoniste sono soprattutto Martha Mödl (Kundry e Brünnhilde) e Astrid Varnay (la Brünnhilde di una generazione) prima, Birgit Nilsson (Brünnhilde e Isolde) poi.

Windgassen è considerato il più importante tenore wagneriano del Dopoguerra e tra i più grandi di tutti i tempi per voce, capacità interpretativa e recitazione.

Col Direttore d’orchestra Karl Böhm realizza alcune delle sue più importanti registrazioni (vedere discografia), Direttore che dice:
«Windgassen aveva tutte le doti: sensibilità, presenza scenica, intrinseche doti canore e intelligenza.»

Estremamente efficace e suggestiva, ma poco conosciuta, è la sua unica interpretazione di “Otello” (cantato in lingua tedesca).

Discografia ragionata:

. Wagner, L’anello del Nibelungo – Solti/WPO/Nilsson/Windgassen (Sigfrido ed Il crepuscolo degli dei), 1962/1984 Decca – Grammy Hall of Fame Award 1998
. Rienzi, nel ruolo omonimo (Matačić 1957)
. L’olandese volante, nel ruolo di Erik (Knappertsbusch 1955)
. Lohengrin, nel ruolo omonimo (Keilberth 1953 e Jochum 1954)
. Tannhäuser, nel ruolo omonimo (Cluytens 1955, Sawallisch 1962, Gerdes 1970)
. L’oro del Reno, nel ruolo di Loge (Furtwängler 1953 e Böhm 1966)
. La valchiria, nel ruolo di Siegmund (Furtwängler 1953 e Knappertsbusch 1956)
. Sigfrido, nel ruolo omonimo (Keilberth 1953, Krauss 1953, Keilberth 1955, Solti 1962 e Böhm 1966)
. Il crepuscolo degli dei, nel ruolo di Siegfried (Keilberth 1953, Krauss 1953, Keilberth 1955, Solti 1964 e Böhm 1967)
. Tristano e Isotta, nel ruolo di Tristan (Böhm/Nilsson/Windgassen/Heater 1966) Deutsche Grammophon
. I Maestri cantori di Norimberga, nel ruolo di Walther (Cluytens 1956 e Knappertsbusch 1960)
. Parsifal, nel ruolo omonimo (Knappertsbusch 1951, 1952, 1954 e 1963)

In ruoli non wagneriani:

. Pelléas et Mélisande, nel ruolo di Pelléas (Wetzelsberger 1948)
. Fidelio, nel ruolo di Florestan (Furtwängler 1953)
. Euryanthe, nel ruolo di Adolar (Leitner 1954)
. Otello, nel ruolo omonimo (Quadri 1965)
. Il pipistrello – Böhm/Janowitz/Windgassen/WPO, 1971 Deutsche Grammophon

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WOLFGANG WINDGASSEN:
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Ralph Vaughan Williams nasce a Down Ampney il 12 ottobre 1872 e muore a Londra il 26 agosto 1958.

E’ un compositore britannico, autore di sinfonie, musica da camera, opere liriche, musica corale e colonne sonore.

Ha pubblicato l’”English Hymnal”, una raccolta di arrangiamenti tipo “inno” di molte canzoni popolari britanniche e, il suo lavoro di catalogazione della Musica Popolare inglese ha inciso su buona parte della sua produzione artistica.

Vita e primi anni di Williams:

Il padre di Ralph Vaughan Williams è il reverendo Arthur Vaughan Williams (da notare: il doppio cognome Vaughan Williams, di origine gallese, è scritto senza trattino), è Vicario della città e muore nel 1875.
Il piccolo Ralph viene accudito da sua madre, Margaret Susan Wedgwood, bisnipote del vasaio Josiah Wedgwood.
Si trasferiscono a Leith Hill Place, una casa di proprietà dei Wedgwood, sulle Surrey Hills.

Charles Darwin è prozio di Ralph e, anche se appartenente ad una famiglia borghese, Vaughan Williams non dà mai per scontata la sua ricchezza, per cui lavora tutta la vita per le idee democratiche e egualitarie nelle quali crede.

La sua salvezza musicale è data dallo studio del pianoforte, durante gli anni scolastici presso la “Charterhouse School”; dopodiché, studia al “Royal College of Music” (RCM) sotto Charles Villiers Stanford.
Poi, assiste alle lezioni di Storia e Musica, al “Trinity College” dell’Università di Cambridge, dove tra i suoi amici e coetanei si trovano i filosofi G. E. Moore e Bertrand Russell.

In seguito torna al “Royal College of Music”, dove studia composizione con Hubert Parry di cui diventa amico.

Tra i suoi compagni di classe, Vaughan Williams conosce anche Leopold Stokowski (nel 1896, i due studiano insieme Organo con Sir Walter Parratt).
Stokowski, in seguito, dirigerà sei delle sinfonie di Vaughan Williams per il pubblico americano e, nel 1949, incide per la prima volta la “Sesta sinfonia” con la “New York Philharmonic”.
1958: Dirige, la “prima” della “Nona sinfonia” alla Carnegie Hall.

Al “Royal College of Music” stringe amicizia anche con Gustav Holst, compagno di scuola conosciuto nel 1895, col quale passerà molto tempo a leggere e a criticare costruttivamente le rispettive composizioni durante la loro creazione.

Vaughan Williams non ha fretta di comporre la canzone “Linden Lea” viene pubblicata per la prima volta quando il compositore ha trent’anni.

Oltre a commporre, dirige l’orchestra, è docente ed editore di musica di altri autori (da ricordare il lavoro effettuato sulla musica di Henry Purcell e la stesura dell’ “English Hymnal”).
1897: a Berlino, prende lezioni da Max Bruch e, negli anni 1907-1908, studia a Parigi con Maurice Ravel, evolvendo il suo stile orchestrale.

1904: Vaughan Williams scopre le carole e le canzoni popolari inglesi, che si stanno estinguendo a causa dell’aumento dell’alfabetizzazione e dell’arrivo della musica stampata, nelle zone rurali.

Viaggia attraverso il Paese e ricopia personalmente molte melodie.
In seguito, ne incorpora alcune nella sua musica, essendo rimasto affascinato dalla loro bellezza e dal ruolo che ricoprono nella vita della gente comune.

Contribuisce allo sviluppo dell’interesse verso il repertorio folkloristico inglese.
Ad una certa età, diventa Presidente della “English Folk Dance and Song Society” (EFDSS), la quale, in segno di riconoscenza verso il suo lavoro, in questo campo, gli intitola la “Vaughan Williams Memorial Library”.

In questo periodo si lega ad importanti scrittori appassionati di Musica Popolare (da ricordare il reverendo George B. Chambers).

1905: Vaughan Williams dirige il primo concerto al “Leith Hill Music Festival” a Dorking. Partecipa al Festival come Direttore d’Orchestra fino al 1953, quando subentra il suo successore William Cole.

1909: compone la musica di scena per “Le vespe di Aristofane”, commedia interpretata all’Università di Cambridge nel “Cambridge Greek Play”.

1910: il suo primo grande successo lo consegue dirigendo la prima della “Fantasia su un tema di Thomas Tallis” (al “Three Choirs Festival”, nella Cattedrale di Gloucester) e la sua sinfonia corale “A Sea Symphony (la No. 1)”.

1914: la sua fama aumenta maggiormente con “A London Symphony (Sinfonia No. 2)” diretta da Geoffrey Toye.

Ultime opere di Williams:

1905: Vaughan Williams fonda il “Leith Hill Music Festival” e vi collabora per tutta la vita.

1958: prima di decedere, completa altre tre sinfonie.

La “Settima”, chiamata “Sinfonia Antartica” (basata sulla sua colonna sonora del film “Scott of the Antarctic” del 1948), esprime il continuo interesse di Vaughan Williams per la sperimentazione sonora e strumentale.

L’”Ottava sinfonia”, la cui prima avviene nel 1956, è seguita dalla “Nona sinfonia in mi minore” (1956-1957), lavoro di maggiori dimensioni che, nel maggio del 1958, debutta solo tre mesi prima del decesso di Vaughan Williams e, all’inizio, ha un’accoglienza modesta a causa del clima tenebroso ed enigmatico ma, in seguito, tale clima risulta essere un punto d’arrivo che soddisfa il suo ciclo sinfonico.

La serie di lavori corali e strumentali (tra cui il “Tuba Concerto”, “An Oxford Elegy” su testi di Matthew Arnold e la cantata natalizia “Hodie”) viene terminata, dopodiché arrangia “The Old One Hundredth Psalm Tune” per l’Incoronazione della Regina Elisabetta II.

Quando muore, rimangono incompiuti un “Concerto per violoncello”, l’opera “Thomas the Rhymere” la musica per un dramma natalizio (“The First Nowell”: viene completata dal suo collaboratore, Roy Douglas).

Nell’opera “The Pilgrim’s Progress”, cambia il nome dell’eroe (dal “Christian di John Bunyan a Pilgrim”) e musica l’Inno di Bunyan “Who would true valour see” usando come melodia “Monk’s Gate”, canzone popolare della regione del Sussex.

Per molti Cristiani inglesi praticanti, la più familiare tra le sue composizioni sarebbe “Sine nomine” (“Hymn tune” scritto per essere adattato al testo di “For All the Saints” (scritto dal vescovo William Walsham How).

Il brano, composto per musicare il “Discendi, Amor santo di Bianco da Siena” (1350 circa-1399) è intitolato “Down Ampney”, in onore del suo luogo di nascita.

Williams è anche incaricato come Tutor al Birkbeck College.

Negli Anni Cinquanta, Vaughan Williams supervisiona le registrazioni di tutte le sue sinfonie (tranne la “Nona”) dirette da Sir Adrian Boult con la “London Philharmonic Orchestra” (Decca).

Alla fine delle sessioni di registrazione della “Sesta”, Vaughan Williams tiene un breve discorso, ringraziando Boult e gli orchestrali “con tutto il cuore” per la loro esibizione e, tale discorso è incluso dalla Decca nell’LP.

Vaughan Williams muore la notte precedente l’inizio delle sessioni relative alla “Nona Sinfonia” (per la Everest Records), sempre con Boult; morte che impone al Direttore di annunciare ai musicisti che la loro esecuzione sarebbe un tributo postumo all’immagine del compositore.
Tutte queste registrazioni, compresi gli interventi del compositore e di Boult sono state ripubblicate dalla Decca su CD.

Vaughan Williams è una figura importante nella musica britannica per via dell’amicizia che stringe con molti Compositori e Direttori d’Orchestra più giovani di lui e per merito della sua lunga carriera come insegnante e docente universitario.
I suoi scritti sulla Musica rimangono sempre dei documenti stimolanti, in particolare il suo appello affinché ogni persona sappia comporre la “propria” musica, a prescindere dal livello qualitativo e dalla complessità.

Vaughan Williams è sepolto nell’Abbazia di Westminster.

Matrimoni:

Ralph Vaughan Williams contrae due matrimoni:

. La sua prima moglie è Adeline Fisher (figlia dello storico Herbert William Fisher), sposata nel 1896.

Adeline è cugina di Ruth Fisher de Ropp, la madre di Robert S de Ropp, e il padre di Robert, un nobile europeo che perde le proprie ricchezze, non è in grado di pagare gli studi universitari del figlio.
Quindi, Ralph e Adeline Vaughan Williams si addossano la spesa: Robert studia Biologia al “Royal College of Science”, dove consegue il PhD.
Successivamente, ottiene successo come ricercatore e scrive anche dei libri sul potenziale umano, tuttora conosciuti e apprezzati.
Adeline Fisher Vaughan Williams muore nel 1951, dopo anni di sofferenze dovute ad un’artrite paralizzante.

1938: Vaughan Williams intrattiene una relazione con Ursula Wood (poetessa già sposata, minore di trentanove anni del musicista).
1938: muore il primo marito di Ursula, la quale diventa assistente personale e consigliera letteraria di Ralph, dopodiché si trasferisce nella casa del compositore (nel Surrey).
La moglie Adeline sembra accettare la relazione fra il marito e Ursula e, da quando si ammala, fino alla morte (avvenuta nel 1951), la stessa Ursula si prende cura di lei.

Ursula Wood scrive il libretto per il lavoro corale “The Sons of Light”, e contribuisce alla stesura di quelli de “The Pilgrim’s Progress” e “Hodie”.

Ursula e Ralph Vaughan Williams si sposano nel 1953 e si trasferiscono a Londra, rimanendo nel loro appartamento a Hanover Terrace nº 10 fino alla morte di Ralph (nel 1958).

1964: la Wood pubblica “RVW: A Biography of Ralph Vaughan Williams” e ricopre la carica di presidentessa onoraria della “Ralph Vaughan Williams Society” fino alla morte avvenuta nel 2007.

Stile:

Anche la musica di Vaughan Williams è descritta come tipicamente inglese, oltre a quella di Gustav Holst, Frederick Delius, George Butterworth e William Walton.

lo stile di Vaughan Williams esprime apprezzamento e interesse verso le melodie popolari ma, nel contempo, la sua musica evidenzia, in maniera molto velata e sottile, il sentimento patriottico nei confronti della terra nativa, originato dal gusto per i vecchi paesaggi e per l’intensa reazione sensibile che essi richiamano alla mente degli studiosi.

A volte, i suoi primi lavori sono influenzati da Ravel, suo Maestro per tre mesi, a Parigi (nel 1908), però Ravel definisce Vaughan Williams “l’unico dei suoi alunni che non componga musica uguale a quella del Maestro”.

Battuto al computer da Lauretta

Composizioni: di seguito un catalogo delle opere:

Opere liriche:

. Hugh the Drover or Love in the Stocks (1910–20). Ballad opera romantica. Libretto: Harold Child
. Sir John in Love (1924–28), dal quale deriva un arrangiamento della Fantasia on “Greensleeves” di Ralph Greaves
. The Poisoned Kiss (1927–29); rivisto nel 1936–37 e nel 1956–57). Libretto: Evelyn Sharp (in seguito modificato da Ursula Vaughan Williams)
. Riders to the Sea (1925–32), dall’omonimo dramma di John Millington Synge
. The Pilgrim’s Progress (1909–51), basata sull’allegoria di John Bunyan
. The Shepherds of the Delectable Mountains (1921). Libretto: Ralph Vaughan Williams (da John Bunyan) (In seguito incorporata, tranne la sezione finale, inThe Pilgrim’s Progress)

Musica di scena:

. The Wasps (1909; per Le vespe di Aristofane; più conosciuta per la suite orchestrale che ne è stata tratta)
. The Bacchae (1911; per Le Baccanti di Euripide)
. The Death of Tintagiles (1913; per il dramma omonimo di Maurice Maeterlinck del 1894)

Balletti:

. Old King Cole (1923)
. On Christmas Night (1926)
. Job: A Masque for Dancing (1930, Norfolk & Norwich Festival)
. The Running Set (1933)
. The Bridal Day (1938–39)

Lavori orchestrali:

Sinfonie:

A Sea Symphony (sinfonia no. 1), una sinfonia corale su testi di Whitman (1903–1909)
A London Symphony (sinfonia no. 2) (1913)
A Pastoral Symphony (sinfonia no. 3) (1921)
Sinfonia n. 4 in fa minore (1931–34)
Sinfonia n. 5 in re maggiore (1938–43)
Sinfonia n. 6 in mi minore (1944–47, rivista nel 1950)
Sinfonia antartica (Sinfonia no. 7) (1949–52) (parzialmente basata sulla musica da lui composta per il film La tragedia del capitano Scott)
Sinfonia n. 8 in re minore (1953–55)
Sinfonia n. 9 in mi minore(1956–57)
Heroic Elegy and Triumphal Epilogue (1900)
In the Fen Country, per orchestra (1909) nella Queen’s Hall di Londra diretta da Thomas Beecham
Norfolk Rhapsody No. 1 (1906, rev. 1914))[21]
The Wasps, suite (1909; vedi musica di scena sopra)
Fantasia su un tema di Thomas Tallis (1910, rivista nel 1913 e nel 1919)
March: Sea Songs (1923), arrangiata per orchestra nel 1924 dal compositore stesso
Prelude and Fugue in C minor (1930)
The Running Set (1933)
Fantasia on “Greensleeves” (1934)[22]
Two Hymn Tune Preludes (1936)
Partita for Strings (1938)
Five Variants of Dives and Lazarus (1939)
Household Music (1940)
Concerto Grosso, per tre sezioni di archi richiedenti diversi livelli di preparazione tecnica (1950)
Prelude on an Old Carol Tune (1952)
Flourish for Glorious John (1957)

Concerti :

Violino:

The Lark Ascending per violino o orchestra (1914)
Concerto Accademico per violino and orchestra (1924–25)

Viola:

Flos Campi per viola, coro senza parole e piccola orchestra (1925)
Suite per viola e piccola orchestra (1934)
Romanza per viola e piano (1925–1934 circa)

Pianoforte:

Concerto per pianoforte in do maggiore (1926–31)
Concerto per due pianoforti e orchestra (1946; rielaborazione del precedente concerto per pianoforte)
Concerto per oboe in la minore, per oboe e archi (1944)
Fantasia (quasi variazione) on the Old 104th Psalm Tune per pianoforte, coro e orchestra (1949)
Romanza in re maggiore per armonica e orchestra (1951) (scritta per Larry Adler)
Concerto per tuba in fa minore (1954)

Lavori corali:

The Garden of Proserpine, cantata per soprano, coro e orchestra, adattamento di Algernon Swinburne (1899)[23]
A Cambridge Mass, Missa brevis per coro SATB, doppio coro e orchestra (1899); Esercizio per il dottorato, eseguito per la prima volta il 3 marzo 2011.[24][25][26][27]
Toward the Unknown Region, canzone per coro e orchestra, da Walt Whitman (1906)
Five Mystical Songs per baritono, coro e orchestra, da George Herbert (1911)
Fantasia on Christmas Carols per baritono, coro e orchestra (1912); arrangiato anche per orchestra ridotta e organo, archi e percussioni)
Messa in sol minore per coro a cappella (1922)
Sancta Civitas (The Holy City) oratorio, con testo tratto principalmente dal Libro della Rivelazione (1923–25)
Te Deum in sol maggiore (1928)
Benedicite per soprano, coro e orchestra (1929)
In Windsor Forest, adattato dall’opera Sir John in Love (1929)
Three Choral Hymns (1929)
Magnificat per contralto, coro femminile, e orchestra (1932)
Five Tudor Portraits per contralto, baritono, coro e orchestra (1935)
Dona nobis pacem, testo di Walt Whitman e altri (1936)
Festival Te Deum per coro e orchestra (o organo, in alternativa a quest’ultima) (1937)
Serenade to Music per sedici solisti e orchestra, da Il mercante di Venezia di William Shakespeare, dedicata a Sir Henry Joseph Wood e scritta in occasione del suo giublieo (1938)
Six Choral Songs To Be Sung In Time Of War (1940)
A Song of Thanksgiving (in origine Thanksgiving for Victory) per narratore, soprano solo, coro di voci bianche, coro misto, e orchestra (1944)
An Oxford Elegy per narratore, coro misto e piccola orchestra (1949)
Three Shakespeare Songs per coro SATB a cappella, composto per il The British Federation of Music Festivals National Competitive Festival (1951)
O Taste and See, una versione in chiave mottettistica del salmo 34:8. La versione originale (per coro SATB) venne composta per l’incoronazione di Elisabetta II, nel 1953
Hodie, Cantata natalizia (1954)
Folk songs of the Four Seasons Cantata per voci femminili accompagnate da pianoforte o orchestra (1950).
Epithalamion per baritono solo, coro, flauto, piano e archi (1957)
A Choral Flourish per coro SATB a cappella, composto per un grande evento corale tenutosi nella Royal Albert Hall in onore di Alan Kirby (c. 1952)
O How Amiable (1934) Arrangiamento di un inno per coro e organo, in origine scritto per l’Abinger Pageant

Arrangiamenti di inni cristiani:

Vaughan Williams fu il curatore musicale dell’ “English Hymnal” (1906), e il coeditore (assieme a Martin Shaw) delle “Songs of Praise” (1925) e dell’ “Oxford Book of Carols” (1928). Queste ultime due raccolte furono stampate con la collaborazione di Percy Dearmer.
. A Hymn of Glory Let Us Sing
. All Creatures of Our God and King
. Alleluia, Sing to Jesus.
. Amid the Thronging Worshippers
. At the Name of Jesus
. “Come Down, O Love Divine” testo dell’inno di Bianco da Siena (“Discendi, Amor santo” del 1434).
Il brano è intitolato “Down Ampney”, in onore del luogo di nascita di Vaughan Williams
. Come, Let Us with Our Lord Arise inno pasquale
. Come Thou Long Expected Jesus carola per il periodo dell’Avvento
. For All the Saints armonizzato da “Sine Nomine”
. God Be With You Till We Meet Again
. I Love You Lord, My Strength, My Rock
. I Sing the Mighty Power of God
. Jesus, Lord, Redeemer.
“Let All Mortal Flesh Keep Silence”, testo dall’inno cherubinico della Liturgia di San Giacomo, armonizzato sulla melodia della canzone popolare francese Jésus-Christ s’habille en pauvre, conosciuta nei paesi anglosassoni come Picardy (1906)
. Make Room Within My Heart, O God
. My God, My God, O Why Have You Forsaken Me? un lamento per i servizi del Venerdì Santo, durante il Tempo di Passione
. O Come to Me, the Master Said
. “O Little Town of Bethlehem” celebre canto natalizio con testo dell’americano Phillips Brooks e musica dal tune inglese “Forest Green”
. O Sing a Song of Bethlehem
. On Christmas Night All Christians Sing
. When the Church of Jesus

Musica Vocale:

. “Linden Lea”, canzone (1901)
. The House of Life, sei sonetti di Dante Gabriel Rossetti, messi in musica nel 1904
. Songs of Travel (1904)
. “The Sky Above The Roof” (1908)
. On Wenlock Edge, ciclo di canzoni per tenore, pianoforte e quartetto d’archi (1909)
. Along the Field, for tenor and violin
. Three Poems by Walt Whitman per baritono e pianoforte (1920)
. Four Poems by Fredegond Shove: per baritono e pianoforte (1922)
. Four Hymns: per tenore, viola in obbligato e pianoforte (1914)
. Merciless Beauty per tenore, due violini e violoncello
. Four Last Songs da lavori poetici di Ursula Vaughan Williams
. Ten Blake songs, ciclo di canzoni per voce acuta e oboe (1957)

Musica da camera e strumentale:

. Quartetto d’archi in do minore (1897) (una tra le prime composizioni)
. Quartetto d’archi no. 1 in sol minore (1908)
. Quartetto per archi n. 2 in la minore (“per Jean, in occasione del suo compleanno” 1942–44)
. Phantasy Quintet per 2 violini, 2 viole e violoncello (1912)
. Quintetto con pianoforte in do minore per violino, viola, violoncello, contrabbasso e pianoforte (1903)
. Sonata in la minore per violino e pianoforte (1952)
. Romanza per viola e pianoforte (anno di composizione non conosciuto)
. Six Studies in English Folk Song, per violoncello e pianoforte (1926)
. Romanza per armonica con archi e pianoforte (1952)

Lavori per organo:

. Three Preludes on Welsh Hymn Tunes (in italiano: Tre preludi su temi gallesi, ovvero Bryn Calfaria, Rhosymedre, Hyfrydol) (1920)
. Preludio e fuga in do minore (1921)
. A Wedding Tune for Ann (1943)
. The Old One Hundredth Psalm Tune, armonizzazione e arrangiamento per l’incoronazione di Elisabetta II d’Inghilterra (1953)
. Two Organ Preludes (The White Rock, St. David’s Day) (1956)

Film, radio, e colonne sonore per la TV:

. Gli invasori – 49º parallelo (49th Parallel), 1940, il suo primo lavoro per il grande schermo.
. Coastal Command, 1942
. Adattamento di The Pilgrim’s Progress per la BBC, 1942
. The People’s Land, 1943
. The Story of a Flemish Farm, 1943
. Stricken Peninsula, 1945
. The Loves of Joanna Godden, 1946
. La tragedia del capitano Scott, 1948, in parte reimpiegata nella Sinfonia antartica (sinfonia no. 7)
. The England of Elizabeth
. Bitter Springs, 1950

Banda di fiati:

. Rhosymedre (basato su un tune popolare gallese per organo) per banda da concerto (1920)
. English Folk Song Suite per banda militare (1923)
. Sea Songs (1923)
. Toccata Marziale per banda militare (1924)
. Overture: Henry V per brassband (1933/34)
. Flourish for Wind Band (1939)
. Prelude on Three Welsh Hymn Tunes arrangiato per brassband nel 1955 dall’omonimo brano per organo, e pubblicato da Salvationist Publishing and Supplies
. Variations per brass band (1957)

Registrazioni:

La musica di Vaughan Williams viene frequentemente eseguita e registrata.
Le prime incisioni di singole sinfonie, da parte di Henry Wood (Londra), John Barbirolli (per la quinta), Adrian Boult e Leopold Stokowski (entrambi per la sesta), e Vaughan Williams stesso (che diresse la quarta), sono state seguite da numerosi cicli completi. L’interpretazione di Stokowski della quarta sinfonia, trasmessa nel 1943 dalla NBC, è stata pubblicata anche su CD.
Lo stesso vale per l’ottava, da lui diretta ai Proms del 1964 con la BBC Symphony Orchestra. Sir Eugene Goossens registrò la versione del 1920 di A London Symphony con l’Orchestra Sinfonica di Cincinnati per la RCA Victor nel 1941.
Questa è l’unica incisione esistente di quella prima edizione della sinfonia. La Decca, nei primi anni cinquanta pubblicò le sinfonie dalla prima all’ottava, dirette da Boult, che poi si occupò dell’esecuzione della nona per la Everest label (1958); Boult le ri-registrò tutte e nove per la EMI (tra il 1967 e il 1972). Seguirono altri cicli completi, diretti da André Previn, Bernard Haitink, Bryden Thomson, Vernon Handley, Leonard Slatkin e Richard Hickox.
Anche direttori non inglesi hanno registrato singole sinfonie di Vaughan Williams: sia Dimitri Mitropoulos che Leonard Bernstein registrarono la quarta sinfonia con la New York Philharmonic (la stessa orchestra con la quale Stokowski incise, per la prima volta in assoluto nel 1949, la sesta).
Il lavoro in questione venne registrato anche dalla Utah Symphony nel 1966, sotto la bacchetta di Maurice Abravanel.
La quarta e la sesta vennero inoltre dirette e registrate da Paavo Berglund. In commerciò è disponibile il CD con la prima assoluta portoghese della nona sinfonia, con Pedro de Freitas Branco sul podio (per l’Orchestra Sinfonica Nazionale del Portogallo).
Lo stesso vale per la prima americana della nona, diretta da Stokowski alla Carnegie Hall (1958), e dedicata alla memoria del compositore. Venne pubblicata su CD dalla Cala Records.
Una prima edizione della quinta sinfonia, diretta da Vaughan Williams stesso nel 1952, è stata edita nel Regno Unito dalla Somm Recordings.
David Willcocks si è invece occupato della valorizzazione di buona parte della produzione corale (per la EMI negli anni sessanta e settanta). Seguono alcune performance (pluripremiate) dei quartetti d’archi per la Naxos Records, etichetta che insieme alla Hyperion e la Chandos ha contribuito a diffondere e far conoscere molto materiale inedito e trascurato (tra cui i lavori per brass band e le opere liriche, poco eseguite).
La EMI Classics ha pubblicato un cofanetto da 30 CD (più di 34 ore di durata), con quasi tutti i lavori di Vaughan Williams, dedicando spazio anche alle versioni alternative.

Onorificenze:

Membro dell’Ordine al Merito del Regno Unito – nastrino per uniforme ordinaria Membro dell’Ordine al Merito del Regno Unito
— 3 giugno 1935

Battuto al computer da Lauretta








Raph Vaughan Williams con la moglie Adeline (1917):
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Ralph_Vaughan_Williams_1917_with_Adeline.png





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